Siamo ormai a luglio 2024 e le aziende italiane stanno ancora aspettando notizie certe relative al Piano Transizione 5.0, del quale si parla da più di un anno. Il piano ha una dotazione significativa di risorse, pari a 6,3 miliardi di euro, che però devono essere utilizzate entro la fine del 2025. Se l’attesa si dovesse prolungare ancora, dovremmo dire addio alla possibilità di usarle: bisognerebbe sperare che tutti gli Stati che hanno avuto fondi dall’Europa siano in ritardo, per ottenere l’allungamento di un anno del tempo di completamento degli investimenti.
Intanto la terra continua a ruotare attorno al sole e l’industria a produrre. Durante l’assemblea annuale di UCIMU, l’associazione dei costruttori nazionali di macchine utensili, robotica, automazione e tecnologie a esse ausiliarie, è stato presentato l’andamento del settore nel 2023 e le stime per il 2024.
Ricordiamo che, essendo il comparto rappresentato da UCIMU trasversale a tutto il settore manifatturiero e alla base della filiera del bene strumentale, l’arretramento degli ordini e, conseguentemente, della produzione di macchine utensili, indicherebbe difficoltà dei settori a valle nell’acquisizione di mezzi tecnologicamente più efficaci e in grado di rendere più competitivo l’intero sistema manifatturiero.
Dai dati presentati si evidenzia che, dopo un 2023 brillante, il 2024 si presenta in leggero calo: infatti, se lo scorso anno la produzione italiana di settore è salita a 7,6 miliardi di euro, valore record, le previsioni di chiusura per quest’anno indicano una contrazione a 7,4 miliardi.
Anche grazie alla tanto apprezzata Industria 4.0, poi Transizione 4.0, le imprese italiane hanno potuto superare periodi difficilissimi, segnati da pandemia, irreperibilità delle materie prime e costi energetici altissimi. Il desiderio di competere e la presenza di forti incentivi hanno fatto sì che la domanda di macchine utensili sul mercato interno, nonostante questi problemi, esplodesse a livelli record.
Ora, anche a seguito della straordinaria richiesta di beni di investimento negli anni recenti, l’indice degli ordini del primo semestre 2024 non dà prospettive eccellenti per il 2025. A livello complessivo, la raccolta ordini della prima metà dell’anno in corso ha registrato un arretramento del 17,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le aziende hanno ancora vecchi ordinativi da produrre, ma, senza nuovi progetti, le munizioni finiranno.
Ecco perché l’attesa prolungata dell’operatività di Transizione 5.0 non può proseguire, in quanto tiene in sospeso le decisioni di acquisto e, in più, oscura l’esistenza e la possibilità, tutt’ora in essere, di utilizzare Transizione 4.0.
Le aziende hanno bisogno dell’immediata operatività di tale incentivo, perché cambiamenti così epocali come quelli previsti dalle normative imposte dall’Europa in tema di sostenibilità non possono essere sopportati dalle nostre aziende senza un intervento sussidiario dello Stato.
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