Cresce la preoccupazione sulla continua salita dei casi di influenza nel vecchio continente. “In tutta la regione europea nelle ultime due settimane si è osservato un aumento del 58% dei ricoveri segnalati per il virus e un aumento del 21% dei ricoveri in terapia intensiva rispetto alle due settimane precedenti. I casi di influenza sono quadruplicati tra novembre e dicembre. Come previsto, i gruppi più colpiti dalla malattia grave sono gli over 65 e i giovanissimi“. Questo, come riporta Adnkronos, è il quadro tracciato da Hans Kluge, direttore dell’Ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) per l’Europa.



Quella che si sta registrando è dunque una vera e propria epidemia d’influenza, che però sta destando l’allarme delle strutture ospedaliere di 38 Paesi, in cui si stanno iniziando a far sentire pressioni e pronto soccorso sovraffollati. Intanto in Italia gli esperti fanno sapere che il picco è stato da poco superato, ma i virus influenzali non ci abbandoneranno prima della fine di febbraio.



NON SOLO INFLUENZA: IL COVID POTREBBE RIALZARE LA TESTA DA UN MOMENTO ALL’ALTRO

In occasione della presentazione dei dati in data odierna durante un briefing con la stampa, Kluge (OMS) ha anche parlato di Covid. Perchè se ora è l’influenza a destare preoccupazione anche il Coronavirus non deve far abbassare la guardia, nonostante si sia assistito ad un calo di casi. I dati positivi in ogni caso, secondo l’esperto, sarebbero da attribuire all’importanza delle vaccinazioni: “Un nuovo studio condotto dall’Oms Europa ha rilevato che almeno 1,4 milioni di vite nella nostra regione sono state salvate grazie a vaccini anti-Covid sicuri ed efficaci. Senza vaccini, il bilancio cumulativo delle vittime censite nella regione europea avrebbe potuto essere di circa 4 milioni, forse anche più alto.”



Aggiunge Kluge: “La raccomandazione dell’Oms è che le persone a più alto rischio per Covid continuino rivaccinarsi da 6 a 12 mesi dopo la loro dose più recente“. Fra chi deve fare i richiami periodici, ricorda, ci sono “gli anziani, le donne incinte, le persone immunocompromesse e quelle con malattie croniche significative, nonché gli operatori sanitari che lavorano in prima linea“. E infine: “Sebbene non ci siano prove attuali che suggeriscano che JN.1 sia più grave, la natura imprevedibile di questo virus mostra quanto sia vitale che i Paesi continuino a monitorare eventuali nuove varianti.