Secondo il rapporto trimestrale reso noto dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’Iran ha continuato negli ultimi mesi ad accumulare uranio arricchito fino al 60% e le sue scorte superano oggi di oltre 19 volte il limite autorizzato dall’accordo sul nucleare firmato nel 2015. Un accordo che, come sappiamo, dopo l’uscita degli Stati Uniti non ha più valore, ma che Biden sta disperatamente cercando di rimettere in piedi con l’opposizione dichiarata di Israele, che continua a bombardare le milizie filo-iraniane in Siria. L’Aiea ha fatto sapere anche che non può garantire la natura pacifica del programma nucleare iraniano: “Se l’arricchimento è al 20%, avendo parecchio uranio arricchito, l’Iran può facilmente portare al 93% il livello militarizzato, il che significa poter costruire la bomba nucleare” ci ha detto il generale Carlo Jean, esperto di strategia, docente e opinionista. È un quadro quindi cupo e oscuro, che non promette niente di buono.
C’è preoccupazione da parte dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica per i livelli di uranio arricchito raggiunti dall’Iran, paese che continua a sostenere di perseguire un piano per l’uso pacifico ed energetico del nucleare. Cosa possiamo dedurre da quanto ci viene detto?
Siamo realisticamente molto al di sotto del 90-93% necessario per realizzare una bomba nucleare. Secondo il rapporto pubblicato dall’Aiea a maggio scorso l’Iran possedeva una bassa percentuale di uranio arricchito al 20% e una ancora più bassa al 60%. In realtà, non sappiamo esattamente cosa facciano nei loro stabilimenti. Stanno sicuramente aumentando la percentuale di uranio arricchito e potrebbero arrivare presto al cosiddetto livello militarizzato. Teniamo conto che l’arricchimento di uranio ha una curva non lineare, ma asimmetrica.
Tutto questo getta un’ombra inquietante sullo scenario della regione?
Qualora l’Iran dovesse continuare l’arricchimento dell’uranio, Israele tramite la sua intelligence verrà a saperlo e procederà con il bombardamento dei siti.
L’America cosa farà? Biden spinge sempre per riaprire l’accordo da cui gli Usa uscirono nel 2015.
Biden eviterà ogni intervento o sostegno militare. Piuttosto è disposto a concedere facilitazioni di tipo finanziario all’Iran, anche perché c’è grande interesse da parte americana di utilizzare il gas iraniano. L’Iran ha tra le maggiori riserve di gas al mondo e in questo momento storico, con la chiusura dei gasdotti russi, diventa oro prezioso. Purtroppo per attivare il trasporto del gas iraniano in Occidente ci vorrà molto tempo.
E la Russia, da sempre alleata di Teheran, starà a guardare?
La Russia, viste le condizioni in cui si trova oggi, farà meglio ad abbozzare e tacere. Se intervenisse in qualche modo, si metterebbe contro mezzo mondo arabo.
L’Arabia Saudita è l’altro grande nemico di Teheran nella regione. Che ruolo gioca?
L’Arabia Saudita applaudirebbe un intervento israeliano contro l’Iran, d’altro canto gli Accordi di Abramo sono serviti proprio a questo, a mettere insieme Israele e alcuni Paesi arabi contro il nemico comune.
C’è una notizia di queste ultime ore che potrebbe aprire uno scenario a sorpresa. Lo scorso luglio l’Albania era stata vittima di attacchi cibernetici molto intensi. Adesso si è giunti alla conclusione che siano stati orchestrati dall’Iran, tanto che Tirana ha interrotto i rapporti diplomatici con Teheran. Come mai l’Iran si spinge così lontano e perché?
Ci sarebbero le prove che non si sia trattato di criminali comuni, ma di una azione organizzata a livello governativo iraniano. Ricordiamo che l’Albania è membro della Nato dal 2009, ma è anche legata a filo doppio con la Turchia, la quale a sua volta vede come il fumo negli occhi la nuclearizzazione dell’Iran. C’è infine da dire che l’Albania ospita circa 3mila dissidenti iraniani sul suo territorio e già lo scorso ottobre la polizia albanese aveva identificato i membri di una cellula terroristica iraniana che pianificava attacchi terroristici in Albania contro questo gruppo di dissidenti.
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