È andato in Siria a combattere nel 2014, ma non si sarebbe fermato lì. Anzi, era ancora in azione per l’ISIS. Ilkhomi Sayrakhmonzoda, 32 anni, cittadino del Tagikistan, è stato arrestato a Roma, a Fiumicino, proveniente dai Paesi Bassi, dove la polizia ha dato esecuzione a un mandato internazionale nei suoi confronti. Si tratta di un latitante che usava diversi nominativi e documenti in cui erano segnati luoghi di nascita diversi: Uzbekistan, Kirghizistan e Ucraina.



Il fatto che abbia raggiunto la capitale italiana, osserva Stefano Piazza, giornalista e scrittore, esperto di sicurezza e di terrorismo, fa pensare: l’Italia è considerata un Paese attento ai controlli in questo ambito e va capito come mai il tagiko si sia comunque assunto il rischio di passare di qui. Dopo l’attentato a Mosca, d’altra parte, non sono mancati gli avvertimenti anche all’Europa, inviti ad agire negli stadi lanciati dai siti dello Stato islamico nel dark web. Un annuncio che anticipa un’altra sfida che è già stata lanciata: quella delle Olimpiadi. L’ISIS ha una presenza capillare anche nel Vecchio continente, non per niente in queste settimane ci sono state diverse operazioni in Paesi europei. Resta, quindi, un pericolo reale per tutta Europa. E non solo. Oggi ci sarebbero 20mila foreign fighters, 10mila fra Siria e Iraq e 10mila in altri Paesi.



Chi è il tagiko arrestato a Roma, un personaggio importante?

È un jihadista che ha combattuto in Siria e che è tuttora un militante dello Stato islamico. Una persona che usa solitamente diversi alias ed era monitorato. Quando hanno visto che aveva prenotato un volo da Eindhoven per Roma, proprio con uno di questi nomi, lo stavano aspettando. D’altra parte lo seguivano da un mese. Mi lascia perplesso il fatto che, nonostante i terroristi sappiano che l’Italia è molto performante nei controlli su di loro, lui si sia arrischiato a venire a Roma, in un aeroporto importante, internazionale, molto sorvegliato e con controlli di ogni tipo. Una scelta strana. Che abbia provato a venire in Italia è un fatto rilevante.



Forse è un rischio che doveva prendere?

Probabilmente ha corso un rischio che doveva correre, non mi spiego altrimenti quello che è successo. Un elemento da capire meglio.

Anche i terroristi di Mosca erano del Tagikistan: è diventato uno snodo importante del reclutamento jihadista?

Tutte le repubbliche asiatiche sono una fucina di combattenti: l’ISIS Khorasan (filiale che oggi ha la sua sede in Afghanistan), l’Emirato del Caucaso prima e le milizie jihadiste caucasiche hanno sempre reclutato in quell’area. I tagiki sono grandi combattenti: non c’è nulla di strano.

Questo di Roma, al di là delle perplessità sull’arrivo di Sayrakhmonzoda nella capitale, è un episodio isolato in Italia e in Europa o il livello di allarme si è alzato anche qui dopo l’attentato della Crocus City Hall?

I rischi in Europa sono enormi, per uno che è stato fermato chissà quanti altri ne sono arrivati. È un momento delicatissimo. In Europa l’Isis è presente in Germania, Francia, Regno Unito, anche nei Paesi del Nord come Svezia, Danimarca, Finlandia e Norvegia. Ci sono migliaia di persone che sono tornate dopo aver combattuto con lo Stato islamico o comunque radicalizzate. Dopo Mosca si sono intensificati i controlli. Ci sono segnali che l’ISIS vuole colpire l’Europa.

Quali segnali?

Il portavoce dello Stato islamico ha appena ricordato sul canale internet ufficiale dell’organizzazione, nel dark web, l’importanza di organizzare attacchi. È uscito anche un video a questo proposito in cui si fanno una serie di riferimenti a Mosca. Dal momento della strage in Russia sono aumentati a livello esponenziale gli inviti a colpire: un messaggio diretto soprattutto per l’Europa.

Ci sono riferimenti a situazioni specifiche oltre alle Olimpiadi?

Sì, ci sono anche messaggi, sempre dai canali ufficiali dell’ISIS, in cui viene chiesto di attaccare gli stadi adesso. “Lancia, o Muwahhid, verso il tuo nuovo obiettivo. Le gradinate e le partite negli stadi si riempiono di un gran numero di crociati. Gli obiettivi sono facili da raggiungere, i risultati sono enormi, se Allah vuole, e la ricompensa è molte volte superiore”. Le Olimpiadi arriveranno di conseguenza.

Il livello alto di allerta ha portato anche a operazioni antiterrorismo in Europa?

Decine di operazioni, di alcune non siamo neanche venuti a sapere, con arresti ed espulsioni. Ce ne sono state recentemente in Spagna, in Francia come sempre, ma anche in Olanda, Germania e Belgio. L’avversione contro l’Europa non viene neanche giustificata facendo riferimento alla guerra di Gaza. Molto semplicemente ce l’hanno con l’Occidente, c’è un odio settario perché siamo infedeli.

Dunque nel mirino non ci sono solo gli europei.

No. Agiscono ogni giorno in tutto il mondo. In Africa ad esempio. Realizzano un giornale in cui rendono conto delle loro azioni. Come quella di questi giorni relativa a 15 cristiani morti in un nuovo attacco in Congo.

(Paolo Rossetti)

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