Ora che sembra che la pandemia stia allentando la sua presa, e che le aziende possano finalmente ripartire, c’è un nuovo enorme problema all’orizzonte, la mancanza di materie prime. Come spiega la nota Milena Gabanelli, giornalista de Il Corriere della Sera, le materie prime sono divenute introvabili e soprattutto costosissime: “Gli inglesi la chiamano «everything bubble»: la bolla sui prezzi di qualunque cosa”, e risulta essere un problema soprattutto per un paese come l’Italia, dove si importa pressochè tutto. Nei primi mesi della pandemia i prezzi erano crollati del 20-30%, ma quando tutti i Paesi sono ripartiti di scatto, i prezzi sono tornati a salire. Bisogna poi fare i conti con un aspetto finanziario, ovvero, il fatto che le materie prime sono prezzate in dollari, di conseguenza, chi acquistava in euro o con altre valute, ci ha investito sopra essendo i prezzi convenienti all’epoca.
Altro aspetto della questione, l’aumento vertiginoso dei costi di trasporto, cresciuti nell’ultima anno del 605% a causa anche di alcune modifiche introdotte con il nuovo regolamento approvato dall’Organizzazione marittima internazionale. Secondo il professore bresciano Achille Fornasini «questa situazione si sgonfierà, perché i livelli produttivi sono ancora più bassi di quelli del 2019, quindi nel giro di alcuni mesi i prezzi scenderanno a livelli che rispecchiano la domanda reale», ma non per tutti i prodotti sostiene la Gabanelli, visto che quelli per la transazione ecologica e digitale continueranno a subire rincari: “Rame, litio, silicio, cobalto, terre rare, nickel, stagno, zinco. In appena un anno lo stagno, usato per le microsaldature nel settore elettronico, ha registrato un incremento del 133%, e la domanda continuerà a crescere a fronte di un’offerta contratta”.
ALLARME MATERIE PRIME: COME FARE PER USCIRE DALLA CRISI
Situazione simile per il rame, mentre il rodio è cresciuto addirittura del 447%. Dove andare ad acquistare queste materie? Ovviamente dai cinesi, che sono stati più lungimiranti di noi, e che soprattutto, sono usciti prima dalla pandemia e hanno potuto fare scorte ingenti di tutti questi materiali. Ma l’Ue ha pianificato un’azione per divenire più autonoma puntando su tre operazioni congiunte, a cominciare dall’estrarre metalli nel Vecchio Continente con tecnologie avanzate, e poi lavorarli e trasformarli sempre nel nostro continente. Secondariamente sarà fondamentale potenziare l’attività di riciclo dei metalli pregiati, a partire dalle batterie dei cellulari, e anche in questo caso in Cina sono maestri. Infine il terzio punto, “Una politica estera e industriale comune per ottenere le concessioni dei minerali che non abbiamo”.