Tramite l’agenzia stampa Sputnik è stato diramato un preoccupante allarme russo che riguarda la diga di Kakhovka. Il problema, riporta l’agenzia, è che “il regime di Kiev [che] ha attaccato e danneggiato” il sito, non avrebbe accuratamente calcolato le conseguenze dell’esplosione e della distruzione della diga, che esporrebbe tutta la regione limitrofa a diverse criticità dal punto di vista nucleare.



L’allarme russo, insomma, verterebbe attorno alla distruzione della diga di Kakhovka, che è esplosa il 6 giugno a causa di ragioni ancora da chiarire, anche se l’emittente russa (e il Cremlino) punta il dito contro il governo di Kiev. Tornando alla diga, però, la maggiore preoccupazione in merito alla perdita del bacino idrico era già stata sottolineata dal presidente dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Rafael Grossi. A dar voce all’allarme russo sulla diga di Kakhovka è stato il chimico e fisico Christoper Busby che ha sottolineato come il bacino sia fondamentale per il raffreddamento dei sei reattori della centrale nucleare di Zaporozhye, e se l’acqua scendesse oltre il tubo d’aspirazione la situazione potrebbe diventare “molto seria”.



L’allarme russo sulla diga di Kakhovka

Ma per Busby, che ha lanciato l’allarme russo sulla diga di Kakhovka, i rischi non si limiterebbero esclusivamente alla centrale nucleare di Zaporozhye, che senza raffreddamento potrebbe andare verso la fusione dei noccioli. Infatti, ha avvertito che “l’energia nucleare produce grandi quantità di sostanze radioattive che vengono [scaricate] nel lago, dove vengono è in gran parte intrappolate nei sedimenti del fondo”.

L’allarme, secondo il chimico russo, è che quei sedimenti sul fondo del lago vicino alla diga di Kakhovka, vengono ora sparsi sulla terra ferma, rimanendo “sulle rive e nelle case man mano che l’acqua si ritira”. Una minaccia invisibile, che peraltro si unirebbe al terzo concreto rischio, ovvero il deposito di ulteriori sedimenti che risalirebbero all’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl del 1986. Infatti, continua l’allarme del fisico russo, nella diga di Kakhovka era affluiti i “rilasci nella falda freatica” del disastro, in particolare le particelle sotto forma di polvere di plutonio e uranio, la cui emivita è talmente alta che “si può presumere che siano tutte lì. Una volta seccata l’acqua, la polvere radioattiva torna sospesa e viene inalata“.