L’emergenza idrica non ci coglie impreparati: sono sei mesi che lavoriamo, con tutte le Regioni e diversi Ministeri, a un ‘Piano acqua’ che sostenga l’intera filiera, dagli invasi agli acquedotti alle utenze finali”. Ad annunciarlo è il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, che rende pubblico il progetto di un “CIS Acqua”, pronto, con buona probabilità, a essere avviato nel mese di luglio, dopo un lavoro preparatorio svolto negli ultimi mesi.



“Il piano – spiega il ministro – sarà gestito con un Contratto Istituzionale di Sviluppo sul quale abbiamo avuto già positivi riscontri dagli enti territoriali: l’investimento iniziale previsto è consistente, un miliardo di euro a valere sul ciclo 2021-2027 del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, ma potrebbe essere incrementato ancora”.

E questo anche alla luce delle criticità generate dalla forte ondata di siccità che si sta abbattendo in queste settimane sul nostro Paese. 

“L’emergenza idrica è stata una delle mie priorità di azione fin dall’insediamento – ricorda Carfagna – e cominciamo a cogliere i risultati dell’azione avviata: ho voluto con forza focalizzare sugli interventi idrici il primo programma di solidarietà europea dopo la pandemia, il React-EU. E pochi giorni fa, con la definizione della graduatoria dei progetti, è partito un intervento di ammodernamento e ristrutturazione delle reti idriche di Campania, Puglia, Sicilia e Basilicata per 482 milioni”.

Attenzione però a non cadere in facili generalizzazioni. “Il problema degli invasi o degli acquedotti colabrodo non è solo meridionale – afferma il ministro -. E anche per questo abbiamo cominciato a istruire un ‘CIS Acqua’ di portata nazionale, che restituirà a centinaia di migliaia di cittadini, agricoltori e imprese la certezza sull’erogazione anche in periodi di siccità come questo”. 

Intanto però la mancanza di piogge continua a causare danni all’agricoltura. Le più recenti stime di Coldiretti fanno salire il conto fino a 3 miliardi di euro. La grande sete – dice Coldiretti – minaccia in particolare il territorio del bacino padano che rappresenta più del 30% del Made in Italy agroalimentare: il Po al Ponte della Becca (Pavia) è a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico, più basso che a Ferragosto di un anno fa. E adessere colpiti sono i raccolti: nel mirino ci sono soprattutto riso, girasole, mais, soia, ma anche le produzioni di grano e di altri cereali e foraggi per l’alimentazione degli animali.

L’assenza di precipitazioni – precisa ancora Coldiretti – colpisce i raccolti nazionali in una situazione in cui l’Italia è dipendente dall’estero in molte materie prime: il nostro Paese produce appena il 36% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 53% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 56% del grano duro per la pasta e il 73% dell’orzo. Un’emergenza nazionale che – conclude Coldiretti – riguarda coltivazioni e allevamenti travolti da una catastrofe climatica che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003, anno in cui furono decimate le produzioni agricole nazionali.

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