Il Pnrr rischia di essere un’altra, ennesima occasione persa per il Sud. Credo che su questo si debba essere chiari ed onesti nei confronti dei cittadini. E questo nonostante gli enormi sforzi del ministro per il Sud e la coesione sociale Mara Carfagna, che è riuscita a convincere il Governo a stanziare oltre il 40% delle risorse per il Meridione ed è quotidianamente impegnata perché l’obiettivo si raggiunga.



Ma il problema vero è che la macchina amministrativa e, quasi ovunque, la classe politica del Meridione non sono attrezzate per fronteggiare questa enorme sfida. Non lo sono perché disabituate ormai da anni ad esercitare le funzioni nell’interesse della comunità, e perché spesso schiava – la seconda – di pratiche clientelari, divenute più solide della buona amministrazione.



Manca progettualità, mancano professionalità, ma soprattutto è completamente assente la visione. È triste dirlo, ma a Milano, a Venezia  si fanno opere, che presuppongono solidi progetti. Le città cambiano, crescono, si sviluppano. I giovani godono del fermento culturale ed artistico, possono vantare concrete aspettative di occupazione e di realizzazione.

E da noi? Vorrei poter dire lo stesso, ma l’ipocrisia non è mai stato il mio forte. E credo che il problema principale non sia neanche immediatamente la criminalità organizzata, che ormai opera al Nord come al Sud. Le mafie, invece, spesso alle nostre latitudini, sono lo strumento di affaristi, di portatori di interessi altri, di centri di potere che pensano solo a creare le condizioni per fare soldi.



Il vero problema del Meridione è l’assenza della politica, quella vera. Ci sono solo aggregazioni più o meno radicate al servizio di centri di interessi economici. Spesso i politici non governano ma sono governati. Forse il concetto è più chiaro attraverso un esempio. Oggi non c’è chi non veda che è assolutamente indispensabile attivare uno strumento di prevenzione straordinario contro il rischio di infiltrazioni mafiose sulle procedure del Pnrr. L’ampia disponibilità di risorse economiche, la rapidità (a volte eccessiva) delle procedure, l’assenza di strumenti e procedure intermedi (straordinari come lo è la situazione) di controllo, sono tutte le condizioni migliori perché le mafie facciano affari, quelli veri. A favore di centri di interessi che le utilizzano e le indirizzano ovviamente a danno delle comunità locali e dei cittadini. Ebbene, a fronte di questa irrinunciabile esigenza non esiste, allo stato, alcun progetto serio di previsione di mezzi di controllo preventivi, eccezionali ed adeguati alla bisogna. È solo ignoranza, nel senso che si ignora il pericolo? O conviene al “sistema” non vedere e non sapere?

Mancano prospettive e direttive centralizzate e le prefetture continuano a ragionare coi soliti vecchi e inadeguati strumenti delle interdittive antimafia, spesso neanche in grado di dialogare tra loro a seconda delle province interessate.

Così facendo non si fa il bene del Paese e ci sarà un momento in cui il risveglio da questo sonno indotto sarà molto brusco. Si rischia di replicare con effetti devastanti ciò che sta avvenendo per i bonus edilizi, dove si è scoperto, solo grazie alle indagini della magistratura, che si realizzavano imbrogli multimilionari. Guarda un po’, chi lo avrebbe mai detto? Vi sembra strano che mettere a disposizione senza controlli soldi pubblici in maniera indiscriminata provochi appetiti illeciti? A me onestamente no, e non penso sia retaggio solo della mia deformazione professionale. Ecco allora che la domanda, a me e forse non solo a me, sorge spontanea. Perché non si cerca di prevenire, almeno il più possibile, che accada lo stesso per gli appalti del Pnrr? E come mai neanche la stampa di inchiesta più attrezzata a livello nazionale sente il bisogno di parlarne?

Vogliamo far finta di nulla, siamo troppo presi dalla guerra e dalle altre emergenze per ricordarci di quella che non è più un’eccezione, ma ormai è diventata la regola: la capacità della criminalità organizzata di inquinare i mercati economici e finanziari. O forse si pensa che tanto ci sarà tempo per parlarne, per denunciare e per intervenire, quando le prime inchieste giudiziarie sveleranno l’acqua calda, cioè che il clan tal dei tali avrà corrotto o minacciato il funzionario di turno, accaparrandosi il grande lavoro pubblico della zona. E vi dirò di più: credo che questo accadrà prima al Nord che al Sud.

Purtroppo allora sarà troppo tardi, perché la conseguenza sarà il blocco delle attività, la perdita dei finanziamenti, e l’ipocrita risposta scandalizzata del commentatore di turno non servirà a completare le opere, che resteranno lì sul territorio come ennesimo simulacro di scelte sbagliate e di incapacità di prevenire i problemi. Per quanto mi riguarda è una storia già vista. Mia moglie mi dice ormai che su questi temi “ci azzecco” quasi sempre, e a Napoli c’è chi inizia a giocarci i numeri.

Allora, la mia proposta è concreta e logica e forse siamo ancora in tempo per evitare danni maggiori. La soluzione preferibile sarebbe l’istituzione per legge di un apposito Comitato interministeriale di controllo, incardinato presso la presidenza del Consiglio dei ministri.

In alternativa, si può (attesa l’urgenza) con decreto legge affidare le funzioni di monitoraggio e controllo preventivo al già esistente Comitato di Coordinamento per l’Alta Sorveglianza delle Infrastrutture e degli Insediamenti Prioritari (Ccasiip), a cui è stato affidato già l’Expo Milano, il monitoraggio finanziario del grande progetto Pompei e la bonifica della terra dei fuochi.

Con qualche modifica:

1. incardinarlo presso la presidenza del Consiglio dei ministri, e non più presso il ministero degli Interni;

2. inserire un componente indicato dal ministero per il Sud e per la coesione territoriale, che oggi incredibilmente manca, pur occupandosi di temi assolutamente sensibili per il Meridione;

3. prevedere una specifica articolazione appositamente dedicata al monitoraggio dei fondi del Pnrr, con esperti in materie giuridiche, contabili, di compliance e di appalti;

4. specificare ruoli e funzioni della predetta articolazione, soprattutto in relazione alle linee di indirizzo per le prefetture;

5. prevedere una speciale piattaforma informatica sul modello di Sigexpo e Siprex, già adottate per Expo Milano.

Solo attraverso un intervento tempestivo e coerente si potrà provare a fronteggiare l’enorme rischio di infiltrazioni mafiose, al Sud come al Nord, segnalato e denunciato ultimamente anche dal presidente della Repubblica Mattarella e dal presidente del Consiglio Draghi, su cui però siamo ancora purtroppo colpevolmente fermi.

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