Nel giorno in cui l’Europa commemora le vittime del terrorismo, il coordinatore nazionale dell’intelligence e dell’antiterrorismo francese, Laurent Nuñez, lancia, in una intervista su Le Figaro, l’allarme terrorismo: “Lo Stato islamico si sta ricostruendo nella clandestinità” ha affermato. Che in Siria siano di nuovo attive milizie islamiste si sapeva da tempo, ma che l’Europa possa tornare a essere teatro di possibili stragi preoccupa. Secondo Stefano Piazza, esperto di terrorismo, “commette un grave errore chi si illude che questa guerra che ci siamo allevati in casa negli ultimi trent’anni sia finita”. Sarebbero, ci ha detto ancora, decine di migliaia gli islamisti considerati soggetti a rischio nei maggiori paesi europei e “sono tutte cellule che ricevono finanziamenti dai paesi arabi e che non cesseranno mai la loro attività”. Bene ha fatto Macron, sottolinea Piazza, a introdurre misure di controllo, “anche se la Francia è ormai in una situazione disperata, dove intere zone sono uno Stato nello Stato in cui vige la sharia”.
L’allarme terrorismo è reale, abbiamo assistito nei giorni scorsi all’arresto di un algerino a Bari coinvolto nell’attacco al Bataclan a Parigi. L’allarme di Nuñez è quindi giustificato?
Attenzione, perché la stampa ha riportato la notizia in modo quanto meno poco chiaro. Athmane Touami, una figura rilevante, in realtà si trovava già in carcere, dove scontava una condanna a due anni per fabbricazione di documenti falsi. Sarebbe uscito a giugno, ma gli è stata data una nuova ordinanza di custodia in carcere. Era colui che insieme a due fratelli si era messo a capo di una organizzazione per falsificare documenti che servivano a coloro che arrivano in Europa, spesso attraverso la rotta balcanica e adesso soprattutto quella mediterranea, che oggi predilige la Spagna come punto di approdo. Hanno fornito ai 14 terroristi del Bataclan falsi documenti belgi.
Cosa può dirci della rotta balcanica, quella che Nuñez ha dichiarato essere tra le più pericolose?
L’Italia, proprio nei giorni scorsi, ha presentato la relazione sulla sicurezza dello Stato e c’è un capitolo dedicato ai Balcani. Uno degli ultimi attacchi, quello di Vienna dello scorso novembre, è stato compiuto da un macedone albanese che faceva parte dei cosiddetti Leoni dei Balcani, in cui militano kosovari, macedoni, albanesi legati fra loro che abitano però in Germania, in Francia, in Austria, in Italia. Un gruppo molto pericoloso che agisce a livello transnazionale.
Siamo dunque tornati alla situazione degli scorsi anni?
Bisogna partire da un fatto: con la pandemia non si parla altro che del virus, ma il terrorismo salafita non è arretrato di un metro. Chi si illude che questa guerra che ci siamo allevati in casa negli ultimi trent’anni sia finita commette un grave errore.
In che senso?
Queste persone non rinunceranno mai alla loro missione, intendo proprio mai. In Europa ci sono migliaia di persone ritenute un pericolo per la sicurezza dello Stato. In Francia sono circa 30mila, in Gran Bretagna circa lo stesso numero, in Germania 12.500. I soldati del califfato non devono arrivare, sono già qui.
Cosa pensa delle misure prese da Macron contro l’integralismo islamista, criticate da molti?
Macron è stato molto coraggioso nel mettere un punto fermo in una situazione, quella francese, che però, va detto, conoscendola bene, è disperata. In Francia ci sono intere aree del paese fuori dal controllo dello Stato, dove vige la sharia. È una situazione gravissima. La Francia ha perso la battaglia e Macron cerca di raddrizzare la barca con misure che sono assolutamente condivisibili, ma non dobbiamo dimenticare che si lotta contro la sinistra francese a cui appartengono molti islamisti infiltrati che si oppongono. Personalmente ritengo che le sue misure andrebbero copiate.
Quindi il pericolo non è tanto l’immigrazione, ma la presenza in Europa di queste cellule estremiste?
Il problema, lo dico da tempo, è che l’Europa è vittima di tre “D”.
Sarebbero?
Denaro, dottrina e debolezza paralizzano l’Europa. La debolezza nell’affrontare il problema, vittime come siamo del politicamente corretto, che impedisce di chiamare le cose con il loro nome; il denaro sono le centinaia di milioni di euro che arrivano per finanziare le organizzazioni, mentre la dottrina è quella islamista radicale. Dobbiamo avere la capacità di affrontare queste tre “D”.
Secondo lei, i servizi di intelligence europei, che in passato si erano fatti trovare spesso impreparati, adesso sono migliorati?
Credo di sì, si tratta di una minaccia ormai conosciuta, sono stati fatti passi in avanti. Credo che il problema vero sia in quegli ampi strati della politica europea che ancora si ostina a non voler vedere il pericolo che abbiamo davanti. È un terrorismo di matrice religiosa, islamica salafita. Una buona cosa sarebbe una super procura europea che operi davvero, meglio ancora se a capo ci fosse un italiano, perché siamo gli unici capaci di contrastare efficacemente il terrorismo. Grazie al lavoro degli inquirenti italiani, a beneficiarne sono anche gli altri paesi europei.
(Paolo Vites)
— — — —