Ordine pubblico e controlli anti-Covid non sono gli unici problemi con cui ha a che fare il Viminale in questa nuova fase dell’emergenza coronavirus. Il problema del terrorismo resta d’attualità. Una tempesta per il ministero dell’Interno, in particolare per le forze dell’ordine, visto che sono tre fronti aperti. «Sarà molto peggio di marzo», riferiscono al Dipartimento della Polizia di Stato, secondo quanto riportato da la Stampa. A marzo, infatti, gli italiani si sono adeguati alle restrizioni più stringenti, tra cui il lockdown, ma in questa seconda ondata ci sono segnali che testimoniano che l’atteggiamento è cambiato. Nel report della Direzione centrale della polizia criminale si parla di «effetti collaterali che hanno colpito principalmente i giovani», come solitudine e blocco emotivo. Inoltre, l’isolamento «incide sulla devianza minorile». La polizia è preoccupata, anche per le rivolte violente che si sono verificate in molte zone d’Italia. Tante le tensioni per il personale, altrettante le preoccupazioni, perché sta rialzando la testa il terrorismo islamista.



TERRORISMO, ESPULSO EGIZIANO CHE VOLEVA COMPIERE STRAGE

Il Capo della polizia Franco Gabrielli ha diffuso una circolare in cui invita i questori ad incrementare i controlli per i siti a rischio di attentato. Il problema è rappresentato anche dal fatto che questa ripresa del terrorismo, in una fase così delicata, complica la situazione, «perché distoglie forze», già impegnate nel far rispettare i nuovi divieti. Ma l’attenzione è massima. Lo dimostra il caso di un egiziano di 43 anni, in Italia dal 1999, che in carcere aveva confidato ad un compagno di cella che avrebbe voluto compiere una strage tra i mercatini di Natale. Secondo quanto riportato da la Stampa, è stato espulso. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha portato all’attenzione del Comitato parlamentare sulla sicurezza questa situazione. Ha spiegato che non è stato innalzato il livello di sicurezza, perché non ci sarebbe un piano di attacco all’Europa, ma emulazione. Bisogna frenare le partenze della Tunisia, per una gestione più razionale degli sbarchi e per studiare i profili di chi sbarca sulle coste ed evitare che sfugga qualche potenziale terrorista. Il problema in questo caso è rappresentato dalla collaborazione del governo tunisino, che manca. Per questo il ministro francese dell’Interno Gerald Darmanin arriva in a Roma. L’obiettivo è esercitare pressioni su Tunisi.

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