È allarme varianti Covid in Italia. Preoccupa la diffusione delle mutazioni “importate” dall’estero, perché risultano più contagiose e rischiano di vanificare tutti gli sforzi fatti finora per contenere la diffusione del coronavirus. I cappi finora individuati sono quattro. Ci sono la variante inglese, sudafricana, brasiliana, scozzese (che sarebbe una variante della variante, essendo mutazione di quella inglese) e, l’ultima novità, è quella napoletana. Partiamo dalla variante inglese (B.1.1.7), la più diffusa nel nostro Paese. È segnalata ormai in quasi tutte le regioni. Secondo i risultati di uno studio rapido condotto il 4 e 5 febbraio da Iss e ministero della Salute, la variante inglese è ormai diffusa almeno nell’88% delle regioni. Il quadro però non è uniforme. In Campania, ad esempio, l’incidenza è salita dal 7 al 20% nel giro di due settimane.



In Lombardia il 30% dei tamponi positivi è con variante inglese, ma presto potrebbe salire al 60-80%, secondo quanto rivelato dall’assessore al Welfare Letizia Moratti. Da qui la decisione di procedere con la “chiusura” di quattro Comuni, messi in zona rossa. Un’altra regione colpita duramente dalla variante inglese è l’Umbria, che per quasi due terzi è in zona rossa. In Puglia la percentuale di variante inglese è del 38,6%.



VARIANTI COVID, DOVE SONO: MAPPA REGIONI

Passiamo alla variante brasiliana (P1), meno diffusa di quella inglese. È presente in particolare nel centro Italia, soprattutto in Umbria e Abruzzo, dove il 65% dei nuovi casi è legato a questa mutazione, ma è stata individuata anche in Toscana. Preoccupa perché potrebbe essere più resistente a terapie e vaccini finora sviluppati. «Dobbiamo monitorare con grande attenzione quanto sta accadendo in Umbria, qui le varianti hanno condizionato la curva del contagio prima che altrove. Il governo è vicino alla comunità regionale», aveva dichiarato il ministro della Salute Roberto Speranza. Poco diffusa, ma monitorata con attenzione, è la variante sudafricana (B.1.351), che sembra quella più aggressiva. Sono stati segnalati sei casi di mutazione in Alto Adige, uno in Liguria. C’è poi la variante scozzese (N439K), scoperta per la prima volta in Scozia, appunto. Il primo caso italiano è quello di una settimana fa a Trieste, in ambito pediatrico, ma altri due casi sarebbero stati registrati in provincia di Varese. Ci sono però pochi dati a disposizione, comunque sarebbe la mutazione del coronavirus inglese, quindi sarebbe una variante della variante. Infine, c’è la variante “napoletana” (B.1.525), che è ancora semi-sconosciuta. Finora sono stati individuati solo 32 casi in Gran Bretagna e sembrerebbe molto simile a quella inglese.

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