E’ allarme negli Usa per l’aumento di casi di Vrs, l’infezione respiratoria sinciziale fra i bimbi. Ad accendere i riflettori sulla vicenda, come riferisce Il Corriere della Sera, sono i Cdc, i Centers for Disease Control and Prevention statunitensi, che raccontano di come il virus del Vrs, che di solito si diffonde nella stagione fredda, quella classica di problemi legati alle vie respiratorie, stia colpendo numerosi pazienti in queste ultime settimane. E i casi sembrerebbe crescere di pari passi con i nuovi infetti da covid, in particolare Texas, Florida, Louisiana, Oklahoma ma anche in Nuova Zelanda, dove al momento è inverno. Come si spiega questo fenomeno? Secondo gli esperti, i bambini potrebbero essere divenuti maggiormente vulnerabili ai virus respiratori e alle varie infezioni stagionali, in quanto sarebbero stati sottoesposti durante il periodo di lockdown ai vari germi circolanti.



«Di solito, d’estate, la presenza di questo virus è sporadica – spiega al Corriere della Sera, Fabio Midulla, professore ordinario di Pediatria alla Sapienza Università di Roma, responsabile del Pronto soccorso pediatrico del Policlinico Umberto I e presidente della Società Italiana di Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI) – nel nostro ospedale, ogni volta che un bambino arriva in Pronto soccorso e viene ricoverato per un problema respiratorio, insieme alla Virologia della Sapienza, ricerchiamo sempre 14 virus respiratori tra i quali il Vrs. Ma fino a questo momento non lo abbiamo ancora identificato. Quei pochi bambini che sono venuti alla nostra attenzione in ospedale avevano delle infezioni da rinovirus perché, essendo di dimensioni molto contenute, sembrerebbe che passi attraverso le mascherine. Però fondamentalmente il distanziamento ha fatto sparire tutti i virus respiratori». Il professore ha quindi cercato meglio di spiegare cosa sia questo virus respiratorio sinciziale, ricordando come lo stesso sia uno dei virus respiratori che circola di più nel mondo.



USA, ALLARME VRS FRA I BIMBI: IL COMMENTO DELL’ESPERTO FABIO MIDULLA

«Colpisce a tutte le età, ma in maniera più grave i neonati, i lattanti nei primi mesi di vita e gli anziani con più patologie. Nei bambini piccoli sotto l’anno di età può causare la bronchiolite e le apnee. Esistono poi anche delle popolazioni a rischio, come i bambini cardiopatici o con una grave prematurità o che hanno problemi del neurosviluppo. È un virus a Rna, che purtroppo non dà un’immunità completa e quindi sono molto frequenti le reinfezioni. Di solito la prima infezione è più grave, la seconda e la terza sono meno gravi e si manifestano con una forma respiratoria lieve, simile ad un’influenza. Nel mondo ci sono circa 33milioni di infezioni respiratorie in un anno, nell’età sotto i 5 anni, e il 20% è legata al virus respiratorio sinciziale, con 3milioni di ricoveri e circa 100mila morti ogni anno, prevalentemente nei Paesi in via di sviluppo».



I sintomi sono quelli classici come difficoltà respiratorie, ma anche apnea per i neonati. Di solito inizia come un semplice raffreddore della durata di 1/3 giorni, poi «Dal terzo al quinto giorno possono cominciare a manifestare un distress respiratorio, quindi aumento della frequenza respiratoria, movimento di allargamento delle narici (alitamento delle pinne nasali) e/o rientramenti cutanei a livello del torace durante gli atti respiratori. Spesso hanno bisogno dell’ossigeno». L’ennesima conseguenza dannosa della pandemia di covid.