Dopo trent’anni si è sciolta l’Alleanza di Hong Kong, gruppo di attivisti che ogni anno, il 4 giugno, teneva una veglia annuale in ricordo del massacro di Piazza Tienanmen. Come sottolineato dai colleghi dell’Huffington Post, la decisione dolorosa dello scioglimento è giunta dopo che la stessa Alleanza è finita “nella stretta sul dissenso promossa da Pechino”. Da trent’anni si teneva un raduno nell’ex colona britannica ricordando i fatti avvenuti nel 1989, che portarono a poche centinaia se non fino a migliaia di morti, a seconda di quali numeri si prendano in considerazione.
La risoluzione che ha portato alla successiva chiusura è stata votata da 41 a favore e 4 contrari, e alla fine la Hong Kong Alliance in Support of Patriotic Democratic Movements of China, uno dei più grandi simboli della pluralità politica della stessa città, ha deciso di abbassare le serrande. Come ricorda l’Huffington, i margini di manovra erano divenuti decisamente limitati, alla luce anche del fatto che molti leader della stessa Alleanza di Hong Kong erano già stati arrestati e si trovavano in carcere per aver preso parte al famoso movimento democratico della città, che poi sfociò nelle proteste di massa del 2019.
HONG KONG, L’ALLEANZA SI SCIOGLIE: FRA PERQUISIZIONI, ARRESTI E MINACCE CINESI
Ad inizio del mese di settembre, la polizia accusò tre figure di spicco degli stessi attivisti, leggasi Simon Leung, Sean Tang e Chan To-wai, e gli stessi vennero poi arrestati con l’accusa di sovversione, in base alla legge sulla sicurezza nazionale varata lo scorso 30 giugno 2020, poco più di un anno fa. Inoltre, sempre in quell’occasione, venne arrestata la vicepresidente Chow Hang-tung, che attraverso una lettera scritta da dietro le sbarre ha esortato i suoi colleghi a non arrendersi e a proseguire la lotta per i diritti.
La polizia, manifestando la propria autorità, ha messo a soqquadro il museo che il gruppo gestiva in ricordo delle proteste di piazza Tienanmen di 32 anni fa, e durante l’intervento erano stati portati via elementi considerati “di prova”, tra cimeli, fotografie dell’evento storico e cartonati. Dopo di che era stata richiesta la rimozione del sito web del gruppo nonché delle varie pagine sui social, minacciando di revocare la registrazione della società.