Dopo sette mesi di guerra arriva per la prima volta un drammatico allarme da parte americana ai propri cittadini che si trovano in Russia raccomandando loro di abbandonare immediatamente il Paese. Agli Stati Uniti si sono aggiunte contemporaneamente anche Polonia e Bulgaria. Viene da chiedersi perché solo ora, visto che la guerra tra Russia e Stati Uniti di fatto dura dal 24 febbraio, giorno dell’invasione dell’Ucraina.
La motivazione ufficiale è che le ambasciate non sono più in gradi di fornire assistenza ai propri cittadini e che tutti quelli che hanno doppia cittadinanza potrebbero essere chiamati alle armi e che soprattutto, vista la fuga di russi per evitare la chiamata alle armi, le frontiere potrebbero venir chiuse a breve tempo. “Ma c’è anche un altro motivo oltre a questo” ci ha detto il generale Carlo Jean, esperto di strategia, docente e opinionista. Ecco di cosa si tratterebbe.
Dopo tanti mesi di ostilità, gli Stati Uniti solo ora invitano i propri connazionali a lasciare immediatamente la Russia. Come mai secondo lei?
Nelle motivazioni diffuse si dice giustamente che a breve termine le frontiere potrebbero venir chiuse per impedire la fuga, a cui stiamo assistendo, di migliaia di cittadini russi che rifiutano di aderire alla mobilitazione dichiarata da Putin. Ma a mio avviso ci potrebbe essere un altro motivo.
Quale?
Potrebbe essere un avvertimento alla Russia dopo le tante dichiarazioni fatte di uso di armi nucleari nel conflitto ucraino, che l’America è pronta a una risposta adeguata: colpire con armi nucleari il territorio russo stesso.
Per cui si tratterebbe di un avvertimento anche ai propri cittadini che potrebbero rimanere vittime di questi attacchi di andarsene al più presto?
Infatti. In caso di attacco nucleare chiunque può essere nell’obiettivo e sappiamo che questo significa distruzione completa di intere città, dove vivono tanti cittadini stranieri. O comunque subire gli effetti di un bombardamento nucleare, anche se questo dovesse essere mirato ai centri militari e strategici.
Siamo quindi davvero sull’orlo di una guerra nucleare?
Al Cremlino la situazione si sta facendo disperata, potrebbero prendere decisioni senza ritorno.
Però in Russia ci sono anche tanti italiani, tedeschi o francesi, i nostri governi non hanno fino ad adesso fatto un passo analogo.
Dipende molto dalle abitudini interne delle varie popolazioni e dei governi stessi.
A proposito di situazione disperata, che idea si è fatta dell’incidente ai gasdotti Nord Stream?
Ritengo sia stato un attentato, visto il modo in cui è accaduto. Bisognerà scoprire dopo le opportune indagini se è stato fatto dall’interno o dall’esterno dei tubi. Se risultasse che l’esplosione è accaduta all’interno, allora sono stati i russi a procurarla. La motivazione, ritengo, è che Gazprom non vuole pagare le penali che ormai si stanno accumulando per aver ridotto le forniture stabilite nei contratti. Se invece è avvenuto dall’esterno, può essere stato chiunque altro, russi compresi.
Nel Mar Baltico ci sono flotte militari di diversi Paesi, chi secondi lei ha le armi necessarie per un simile attacco?
Le perdite di gas a Nord Stream 1 e Nord Stream 2 potrebbero essere conseguenza di esplosioni provocate da sommozzatori o da un sottomarino speciale. Per compiere una operazione di sabotaggio a 80-100 metri di profondità ci vuole una tecnica sofistica e particolare. A dirigerla potrebbe essere stato il direttorato della Flotta del Nord del Gru, il servizio d’intelligence militare russo. Ma in realtà chiunque ha la possibilità di affittare in Giappone sottomarini specializzati per le ricerche metallurgiche che ovviamente sono in condizioni di mettere anche una bomba.
Un quadro inquietante.
Siamo davanti a una accelerazione da parte russa su più fronti, referendum farsa nel Donbass compresi. Il leader del Donetsk ha già comunicato che dopo la vittoria all’annessione alla Russia ci sarà adesso una nuova offensiva per liberare tutta la regione, ancora controllato per il 40% dall’Ucraina. È un salto di qualità della vicenda bellica nel continente europeo ed un ulteriore allargamento del conflitto, con possibili ripercussioni estremamente pericolose. Tutto questo fa pensare che Putin stia cercando una soluzione, anche davanti alla rivolta dell’opinione pubblica alla sua ordinanza di mobilitazione. Cina e India si stanno sempre più allontanando da Mosca, Pechino non ha riconosciuto la validità del referendum. Se useranno davvero armi nucleari perderanno ogni sostegno internazionale. Il quadro è la Russia contro il resto del mondo, e non credo che Putin voglia arrivare a questo.
Insomma si è messo da solo in un angolo?
Sì, d’altra parte ha dimostrato di conoscere il suo popolo ritardando così tanto la mobilitazione. Ma in Ucraina la situazione si sta mettendo male, a Kherson rischiano di avere anche 15mila prigionieri.
In una conversazione non ufficiale ripresa da media inglesi, Putin avrebbe detto che 500mila morti russi sarebbe un numero accettabile.
È pazzia totale, 500mila morti per il Donbass? Non è la Russia ormai in gioco ma la sua salvezza. Non c’è più in ballo l’interesse della nazione, ma la salvezza sua e dei sui fedelissimi.
(Paolo Vites)
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