Rafforzare la lotta all’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo provocato dai grandi impianti agroindustriali, considerati potenziali responsabili di problemi di salute come asma, bronchite e cancro. Questa la linea guida indicata dai negoziatori del Parlamento e del Consiglio europei nella definizione dell’accordo politico provvisorio raggiunto sulla revisione della Direttiva sulle emissioni industriali (IED), della Direttiva sulle discariche di rifiuti e sul nuovo regolamento dedicato al portale delle emissioni industriali, che raccoglie il testimone dell’attuale registro con l’obiettivo di consentire l’accesso ai cittadini ai dati relativi a tutti i permessi Ue e alle attività inquinanti locali.
“Le nuove norme – si legge in una nota ufficiale – renderanno obbligatorio stabilire i livelli di emissioni più rigorosi ottenibili e spingeranno gli impianti industriali a concentrarsi maggiormente sull’efficienza e sul riutilizzo di energia, acqua e materiali, oltre a promuovere l’uso di sostanze chimiche più sicure, meno tossiche o non tossiche nei processi industriali, attraverso obiettivi di emissione o di prestazione ambientale”.
Il nuovo impianto legislativo è dunque destinato a impattare in modo diretto sul comparto zootecnico, rispetto al quale però sono anche state indicate specifiche applicazioni, limitazioni e deroghe. Le misure IED sono infatti estese agli allevamenti di suini con più di 350 unità di bestiame (LSU), toccano gli allevamenti di galline ovaiole con più di 300 UBA (unità di bestiame adulto), quelli con polli da carne con più di 280 UBA, quelli che uniscono suini e pollame con più di 380 LSU. Sono invece escluse dalle norme le aziende che allevano suini in modo estensivo o biologico e all’aperto per un periodo significativo di tempo nell’anno. Come pure sono esclusi gli allevamenti bovini da latte e da carne.
I negoziatori hanno quindi revisionato l’impianto iniziale disegnato dalla Commissione che aveva originariamente proposto una soglia di 150 LSU per tutto il bestiame, compresi i bovini.
Le aziende inadempienti possono essere soggette a sanzioni pari ad almeno il 3% del fatturato annuo dell’operatore nell’Ue per le violazioni più gravi, mentre gli Stati membri devono riconoscere ai cittadini colpiti dalla non conformità il diritto di chiedere un risarcimento per i danni alla salute.
L’accordo dovrà ora essere adottato dal Parlamento e dal Consiglio, dopodiché la nuova legge sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Ue ed entrerà in vigore 20 giorni dopo. Gli Stati membri avranno poi 22 mesi per conformarsi a questa Direttiva. Alla Commissione è stato comunque affidato il compito di riesaminare, entro il 31 dicembre 2026, la necessità di un’azione dell’Ue per affrontare le emissioni derivanti dall’allevamento di bestiame, compreso quello bovino, nonché una clausola di reciprocità per garantire che i produttori al di fuori dell’Ue soddisfino requisiti simili alle norme Ue quando si esporta nell’Unione.
Intanto, la posizione assunta a Bruxelles trova il plauso delle associazioni di settore italiane. “Finalmente la narrativa green di questi ultimi anni sta tramontando: le guerre e le pandemie di questi mesi, unitamente a una inflazione galoppante, stanno riportando il nostro legislatore europeo nella direzione della ragionevolezza” afferma il direttore generale di Assocarni, François Tomei che aggiunge: “Credo si tratti soprattutto di una vittoria italiana; il nostro Paese ha infatti condotto a livello politico un’azione di moral suasion convincendo le istituzioni europee e gli altri Stati membri delle gravi conseguenze che avrebbe avuto inserire il bovino, un animale che svolge un’azione di presidio del territorio, in una Direttiva che riguarda gli impianti industriali“. E dello stesso avviso è anche Coldiretti “Si tratta di una vittoria del buon senso, che dà ragione a chi, come la zootecnia italiana, sta facendo tantissimo per la riduzione delle emissioni”, afferma il presidente Ettore Prandini. E non si tratta di sola teoria: “Secondo l’Ispra – aggiunge Prandini – negli ultimi 30 anni le emissioni degli allevamenti italiani sono calate del -24% in controtendenza con l’aumento del 16% rilevato a livello mondiale (+44% in Brasile, +23% in Marocco e Turchia e +21% in India)”.
Più critica è invece la valutazione di Assosuini: “L’esito del trilogo sulla Direttiva va nella corretta direzione per i bovini – afferma il presidente Elio Martinelli -, ma è un disastro per suini e avicoli. Siamo a un passo da una situazione che secondo noi rischia di danneggiare irreparabilmente la filiera. Imporre le norme che valgono per i grandi allevamenti a chi ha poco più di 1.000 capi (350 UBA) è assurdo e non tutela certamente il tessuto socio-economico e ambientale dell’intera Europa”.
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