Da diversi mesi a questa parte il tema dell’alluvione Emilia Romagna è al centro del dibattito politico e pubblico tra un rimbalzo di responsabilità tra Governo ed Amministrazione regionale, qualcuno che parla di crisi climatica e tanti (troppi) sfollati che si sono uniti alla già elevata conta di morti a causa delle piogge intense e delle esondazioni dei fiumi regionali: un tema che – peraltro – tornerà con maggiore impeto alle Elezioni Regionali che si sono aperte nella giornata di oggi e che (si spera) metteranno fine definitivamente alla questione, scongiurando la prossima alluvione Emilia Romagna e – soprattutto – i suoi violenti effetti sul territorio.



Procedendo per ordine, è bene ricordare che nell’arco degli ultimi 19 mesi il territorio emiliano è stato soggetto a ben quattro disastri ambientali: la prima alluvione Emilia Romagna (si ricorderà) risale al maggio 2023 ed è stata – ad ora – quella che ha avuto gli effetti maggiori rendendo sfollati migliaia di residenti emiliani e causando la morte di 15 persone; mentre la seconda, la terza e la quarta sono tutte capitate tra i mesi di settembre ed ottobre (l’ultima tra il 19 e il 20 dello scorso mese) in rapidissima successione, aumentando vertiginosamente la conta dei danni ma – fortunatamente – non quella dei decessi.



Cosa c’è dietro all’alluvione Emilia Romagna: dalla crisi ambientale, all’abuso del suolo

Prima di entrare nel merito dello scontro politico sull’alluvione Emilia Romagna vale certamente la pena soffermarci un attimo su quelle voci che (forse giustamente) ricollegano le calamità meteorologiche alla crisi climatica che ci troviamo ad attraversare: in quest’ottica l’inquinamento antropico sarebbe una sorta di ‘miccia’ agli eventi climatici estremi – come, appunto, le disastrose alluvioni -, ma è bene sottolineare che si tratta di una visione semplicistica di un problema ben più ampio.



Il territorio emiliano – infatti – è in assoluto quello maggiormente soggetto agli eventi alluvionali per via della sua conformazione geologica simile ad un triangolo pianeggiante delimitato dal fiume Po, dagli Appennini e dalla costa romagnola: lì si creano le condizioni perfette perché una semplice alluvione diventi critica e solamente qui entra in gioco la questione ambientale che – innegabilmente – ha aumentato il rischio di eventi climatici gravi e gravissimi.

A questa singolare conformazione, unita alla crisi ambientale, non va dimenticato poi il ruolo nell’alluvione Emilia Romagna dell’uso (o meglio, abuso) del suolo: nella ragione – infatti – risiedono 4,5 milioni di persone e secondo la più aggiornata mappa dell’ISPRA la percentuale di uso del suolo viaggia tra il 10 e il 30%; un dato che può sembrare decisamente basso, ma che diventa importante se si considera che il resto del territorio italiano è usato in media tra il 3 e il 7%.

Lo scontro politico sull’alluvione Emilia Romagna: le accuse, le risposte e i fondi stanziati

Veniamo – infine – alla questione politica dietro all’alluvione Emilia Romagna diventata importante dopo l’evento dello scorso maggio 2023 quando la regione (all’epoca presieduta del Dem Bonaccini) iniziò a incolpare il Governo di non aver mai stanziato i fondi necessari per la gestione e la tutela dei corsi d’acqua esondati sotto l’enorme mole di acqua piovana: la risposta fu un maxi piano che ha portato a stanziare qualcosa come 230 milioni di euro totali gestiti dal commissario speciale Roberto Figliuolo.

Ma dalla prima alluvione Emilia Romagna sembra che le cose non siano migliorate e dopo gli ultimi tre eventi dei mesi scorsi Bonaccini (ora confluito alle sedi europee) ha accusato il Governo di non aver mai stanziato alcun fondo, né i ristori promessi a cittadini e imprese in difficoltà: la risposta è arrivata da parte di vice ministro Galeazzo Bignami che ha ricordato che di quei 230 milioni stanziati lo scorso anno ne sono stati usati – in realtà – solamente pochi più di 49 con due ordinanze finite addirittura senza alcuna richiesta.