Bisogna combattere i temporali o evitare le esondazioni? Se lo chiede Sandro Iacometti su Libero, parlando dell’alluvione nelle Marche. Non necessariamente una cosa esclude l’altra, si può lavorare sul presente e gettare le basi per il futuro. Il punto però è un altro: cosa bisognava fare e non è stato fatto per scongiurare la tragedia? Nel mirino finiscono i due precedenti presidenti della Regione Marche del Pd, Gian Mario Spacca e Luca Ceriscioli, che non hanno realizzato la cassa di espansione del torrente Misa né hanno pulito il letto del fiume. Eppure il governo guidato da Matteo Renzi, come ricordato dallo stesso leader di Italia Viva, nel 2014 aveva messo sul tavolo 45 milioni di euro per un progetto segnalato come «urgente e prioritario» in alcuni rapporti del 2009.
«Noi abbiamo messo i soldi e non li hanno spesi. Quando c’era stata l’alluvione stanziammo 45 milioni, ma il progetto è stato fatto nel 2020, troppo tardi perché così il cantiere apre nel 2023. I soldi il governo li ha messi nel 2014, se avessimo fatto le opere immediatamente, oggi non piangeremmo la situazione com’è», ha dichiarato l’ex premier. Libero oggi ricorda anche che c’è il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che dal 2017 non viene ancora autorizzato. «È pronto», dice il fisico del clima del Cnr, Antonello Pasini, «se fosse in funzione sbloccherebbe i piani municipali, quelli che davvero servono in caso di fenomeni estremi, perché dopo l’alert della Protezione civile solo il sindaco può sapere dove agire».
ALLUVIONE MARCHE: L’AUTOGOL DEL PD E IL CASO PNRR
Invece Enrico Letta dopo l’alluvione nelle Marche si è preoccupato di attaccare il centrodestra, accusandolo di «negazionismo climatico» per il voto contrario al Parlamento europeo sul Fitfor55. Neppure una tragedia come quella nelle Marche viene risparmiata dalla campagna elettorale. Anzi, il leader del Pd ha spiegato che «bisogna ridurre le emissioni per evitare tragedie come questa». Ma la transizione ecologica, per quanto fondamentale, è un progetto che riguarda il futuro. Nel frattempo, bisogna fare qualcosa, ad esempio, per risolvere il problema del dissesto idrogeologico in Italia. Se si guardano i progetti del Pnrr, riguardo alla Tutela del territorio e della risorsa idrica, sono destinati 15,03 miliardi, ma – come evidenziato da Libero – «circa 5 sono destinati alla riduzione delle perdite della rete idrica». Quindi, alla messa in sicurezza di fiumi, laghi e bacini, oltre che al controllo del suolo, sono destinate le stesse risorse pensate per la creazione di piste ciclabili, filobus e funivie.