Il maltempo che interessa periodicamente la Toscana è una pellicola già nota: non solo la storica alluvione del 1966 che ha dato alla storia filmati di cronaca, come l’impegno degli angeli del fango a Firenze, nel salvataggio degli antichissimi volumi del capoluogo toscano, ma anche in tempi recenti le trombe d’aria miste a piogge indomabili, che nel 2022 distrussero i locali balneari della Versilia, costretta a rimettersi in piedi in pochissimo tempo in vista della stagione estiva.



Alluvione Toscana: imprese in ginocchio, l’attacco di Confindustria al governo

E quindi la Toscana sa rialzarsi, sì, ne ha già dato prova, ma la situazione delle aziende dopo gli ultimi episodi di maltempo di fine ottobre, inizio novembre hanno realmente piegato le realtà locali. Anche perché il maltempo si protrae anche oltre i tristi episodi balzati alle cronache. Poi c’è quello che non fa rumore, vale a dire l’olio di gomito dei cittadini costretti a spazzare via la spiaggia dal centro città, come è accaduto a Lido di Camaiore o a Viareggio dove la spiaggia ha trovato una sua continuità fin dentro il centro abitato, ma anche le aziende che hanno dovuto rialzarsi, rifinanziare tutto e sperare in una comprensione da parte del governo che, proprio mentre sta per passare ai voti la manovra più misera della storia per mancanza di risorse, deve promettere alla Toscana una sospensione delle imposte proprio in vista dello stato d’emergenza causato dalle calamità naturali. O almeno, dovrebbe.



Ecco perché il presidente di Confindustria Toscana, Maurizio Bigazzi, tuona contro la mancata proroga delle scadenze fiscali e contributive, attesa da Palazzo Chigi ma non ancora arrivata: “Non credo che a Roma abbiano capito in che condizioni sono ridotte le nostre aziende: hanno sottovalutato il problema”.

Alluvione Toscana: Bigazzi attacca Palazzo CHIGI

“Quando si chiedono provvedimenti urgenti – protesta Bigazzi – significa che c’è un bisogno immediato. In questo momento le aziende colpite dall’alluvione non possono sostenere uscite di cassa, anche perché stanno ancora spalando il fango insieme con i propri dipendenti che a fine mese dovranno essere pagati: con quali soldi? Ci sono imprese chiuse, che hanno perso tutto, che non sono ancora in grado di sapere quanti danni hanno avuto; e altre che avevano macchinari e prodotti da consegnare ora completamente danneggiati dall’acqua”.



Poi c’è la situazione catastrofica di Prato che rischia di mandare in mezzo alla strada decine di migliaia di lavoratori del tessile. Anche il settore metalmeccanico è tra i più colpiti. Ma a quanto ammontano in tutto i danni del maltempo in Toscana? Secondo i calcoli dell’Irpef 1,34 miliardi in tutto per quanto concerne il settore delle imprese, ma ache 661 milioni di danni registrati da parte delle famiglie.

Nel frattempo il 16 novembre sono scaduti i termini per il versamento Iva, le ritenute fiscali e i contributi previdenziali per i dipendenti. Molte aziende hanno pagato per timore di sanzioni, come la rifinizione di tessuti Fartex di Vaiano (Prato) che con 3 milioni di fatturato dalavoro a 25 addetti, ma che ha registrato danni per oltre 400mila euro e sta tentando di far ripartire i macchinari: “In mancanza di una direttiva chiara abbiamo pagato i contributi Inps e Inail – spiega il titolare Filippo Giagnoni al Sole 24 Ore – per non rischiare la beffa oltre al danno subìto. Ma se non arriveranno al più presto il rinvio delle altre scadenze fiscali e dei contributi temiamo una crisi finanziaria importante. La nostra paura più grande sono i ritardi burocratici come quelli che ci sono stati in Emilia”.