“Non bisogna proteggere il business, ma imparare a competere”. Lo affermava, lo scorso maggio, il presidente e ad di Alpitour Gabriele Burgio. Il quale Burgio, però, insieme agli altri soci di minoranza (alcune famiglie e altri piccoli investitori), si ritrova oggi ad assistere a una vigilia di vendita che anziché proteggere lo storico business (nato nel 1947 a Cuneo, passato al mondo Exor degli Agnelli negli anni Novanta, poi ai fondi di private equity del 2012, fino ad Asset Italia e Tip, nei tempi recenti) lo sta per cedere a probabili player o fondi stranieri. E la finanza sta per vincere ancora una volta sull’industria, in questo caso quella travel & hospitality, per il maggiore gruppo italiano del settore, uno dei primi in Europa, che a ottobre dovrebbe chiudere l’esercizio con un fatturato superiore ai due miliardi di euro (ebitda di circa 140 milioni).
L’operazione, annunciata dalla stessa Alpitour, è stigmatizzata quale “avvio di un processo esplorativo per la valorizzazione delle proprie quote”. Tradotto: si vende e si monetizzano gli investimenti, che evidentemente non erano sostenuti, soprattutto quelli più recenti, da promotori più di tanto “pazienti”. L’incarico è stato affidato agli scout di Goldman Sachs dagli azionisti di maggioranza, tra cui il club deal Asset Italia 1 (con Tip, Tamburi investment partners spa, primo investitore), che detiene il 59% del tour operator. Non è dato conoscere le reali motivazioni di Giovanni Tamburi, fondatore e ad di Tip, ma essendo proprio la finanza la mission della sua public company quotata, è scontato l’interesse a sfruttare il momento favorevole di Alpitour per incassare marginalità importanti dalla vendita azionaria. Una vendita che ovviamente doveva essere già percepita da qualche tempo, anche se sottotraccia, tanto che Alpitour già annuncia l’invio di un teaser (in pratica una sorta di annuncio pubblicitario contenente le informazioni principali, e certamente migliori, dell’oggetto di vendita) a player che sarebbero già stati individuati e con ogni probabilità sondati.
Il colosso Alpitour World (che detiene la maggioranza di Asset Italia 1) è un gruppo integrato, che comprende molti altri marchi del settore, da Turisanda a Francorosso, e ogni anno fa viaggiare oltre 4 milioni di persone, serve oltre 100 diverse destinazioni nel mondo, impiega circa 4.000 persone, gestisce 26 alberghi, di cui sei 5 stelle lusso, ha una flotta di 15 aerei di ultima generazione che opera rotte di lungo, medio e corto raggio, oltre a quattro ulteriori aerei in consegna entro il 2024. Nei primi giorni di settembre, Burgio affermava (a MilanoFinanza) che “il 2023 è per il turismo il vero anno del ritorno ai livelli pre-Covid, in termini di traffico e interesse”, e citava l’advance booking (il ritorno delle prenotazioni con tre mesi di anticipo o più) e il mancato riflesso sui ricavi totali della leggera flessioni del numero complessivo dei turisti. E parlava anche di futuro, annunciando la ricerca di nuove mete (tra Africa e Albania), anche grazie all’apporto di Neos, la compagnia aerea del gruppo.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.