Ogni “caso” deve rimanere a sé, ma non è difficile che la mente vada diretta a Charlie Gard e Alfie Evans quando si osserva la straziante storia di Alta Fixsler, bimba di 2 anni ebrea ortodossa ricoverata – per un grave danno neurologico alla nascita – all’ospedale Royal Children di Manchester.
Come per i precedenti “casi” drammatici di Charlie e Alfie, anche per la piccola bimba israeliana l’Alta Corte ha accolto la richiesta della direzione sanitaria ospedaliera di sospendere “nel migliore interesse” della bambina i trattamenti per respirare, bere e mangiare. La famiglia Fixsler, come ben spiega oggi l’Avvenire, si oppone con tutte le forze e chiede che la bimba possa essere trasferita in due degli ospedali di Tel Aviv che già si sono offerti di accoglierla: sembra di rivivere i passi drammatici della vicenda di Alfie Evans, quando all’epoca (nel 2018) era l’Italia con l’ospedale Bambin Gesù di Roma ad essere proposta di curare il bimbo malato cronico.
L’APPELLO DIPLOMATICO DEL GOVERNO ISRAELIANO
Secondo il credo ortodosso ebraico della famiglia Fixsler, la sospensione delle terapie «non è conforme al nostro credo e alla nostra cultura»: nella legge giudaica infatti è vietata qualsiasi forma di eutanasia. Con la piccola Alta si è schierato anche direttamente lo Stato di Israele, con il presidente uscente Reuven Rivlin che si è appellato addirittura al Principe Carlo di Windsor: negli scorsi giorni ha inviato una missiva a Londra dove chiede di poter esercitare la propria influenza per assecondare le richieste della famiglia.
Va ricordato che nel 2019, nel caso di Tafida Raqeeb – bimba musulmana a cui era stata “diagnosticata” la medesima ‘dolce morte’ – la Corte inglese approvo il trasferimento in Italia per le cure: spiega Avvenire come però l’autore di quella sentenza, la giudice Alistar Mac Donald, è la medesima che ha detto per “no” al trasferimento di Alta in Israele, con la famiglia che valuta dunque immediato ricorso.