Durante la trasmissione Cinque Minuti di Maurizio Costanzo sono intervenuti Maurizio Alessandrini, Presidente dell’associazione familiare delle vittime delle sette, e il sociologo Massimo Introvigne, esperto di nuove religioni, per parlare della strage di Altavilla. L’aspetto più disturbante della situazione, oltre al brutale triplice omicidio, è infatti rappresentato dal fatto che l’assassino, Giovanni Barreca, faceva parte di una setta che l’avrebbe spinto, illudendolo di combattere contro il Demonio, a compiere l’efferato gesto.
Alessandrini in prima persona è stato vittima, per così dire, collaterale di una setta simile a quella di Altavilla, che gli ha portato via il figlio, che non vede da 24 anni. Entrò, infatti, in contatto con una “pranoterapeuta che con le mani curava le malattie perché era in contatto con gli angeli“, racconta. Gli incontri si fecero frequenti, fino a quando non decise di andare via definitivamente da casa. Una scelta, sostiene Alessandrini, “apparentemente libera, perché dopo mesi di condizionamento bisogna vedere dove sta la libera scelta”. Di comune nella setta che gli ha portato via il figlio e quella di Altavilla ci sarebbero, spiega, “i riti notturni contro il male” a cui partecipavano “anche due minorenni, due ragazzine che poi venivano tenute sveglie tutta la notte e il giorno dopo andavano a scuola” e che, diventate ora adulte, “hanno ancora ciclicamente bisogno di psicoterapie”.
Introvigne: “Ad Altavilla troppa omertà sulla setta”
Massimo Introvigne, sempre presente nel salotto di Cinque Minuti, ci ha tenuto a precisare che parlare di setta per quella di Altavilla, ma anche per gli altri fenomeni simili, potrebbe essere “ambiguo”, perché il termine riferisce, semanticamente, a “un gruppo nuovo“. Gli stessi discepoli di Gesù, ricorda, “erano una setta”, segno del fatto che il termina non è e non deve necessariamente essere “un giudizio morale”.
Quando si parla di sette, spiega Introvigne continuando il ragionamento su Altavilla, è importante “determinare esattamente dove si passa il confine del lecito e si può arrivare a commettere dei crimini” perché altrimenti il rischio è che “si mettano insieme movimenti religiosi criminali che vanno assolutamente trattati con la massima severità e gruppi che magari hanno idee impopolari, che ci sono poco simpatici, ma che non commettono reati”. In altre parole, “colpire i criminali ma tutelare la libertà religiosa“. Tornando ad Altavilla, inoltre, ritiene che “ci sia stata un po’ di omertà perché è impossibile che non fossero trapelati dei segnali” e negando che servano delle nuove leggi per combattere le sette criminali, ritiene importante che ci sia “una puntuale denuncia seguita da una rigorosa applicazione delle leggi che già ci sono”, oltre che la sempre importante necessità di “rendersi conto di queste situazioni” da parte chi vi è coinvolto.