Non senza difficoltà un’alunna si era aperta con l’insegnante di lettere. Su un biglietto firmato e ripiegato aveva scritto: “Il nonno da piccola mi violentava”. Una confessione choc, che la professoressa ha condiviso con i genitori della ragazzina e con la preside della scuola, l’Istituto Albe Steiner. Peccato però che la dirigente scolastica abbia dimenticato di sporgere denuncia, richiudendo in un cassetto il bigliettino sul quale l’alunna aveva finalmente sfogato tutto il proprio disagio. Un vero e proprio incubo, andato avanti per 6 lunghissimi anni, che la ragazza ha deciso di tirare fuori soltanto una volta che la nonna e il suo compagno si sono lasciati. L’uomo che per anni, approfittando della permanenza estiva della nipote acquisita nella loro casa, la costringeva a subire violenze sessuali e attenzioni morbose ogni volta che ne aveva l’occasione, fin da quando la piccola era soltanto una bambina. Di notte, al buio, mentre la nonna stava dormendo, di mattina prima del suo risveglio o all’aperto con la scusa di lavoretti in giardino da svolgere. Una condotta che ha rischiato di restare impunita…
ALLIEVA ALLA PRESIDE: “IL NONNO MI VIOLENTAVA”: MA LEI DIMENTICA DI DENUNCIARE
E’ stato quando i genitori hanno chiesto informazioni sullo stato della denuncia, che hanno appreso come in realtà la scuola non avesse adottato alcun provvedimento e non avesse informato la magistratura com’era invece lecito pensare. L’unico atto era stato organizzare qualche incontro dell’allieva con la psicologa, nient’altro. Come riportato da “La Repubblica”, i genitori hanno raccontato:”Eravamo convinti che la preside si fosse attivata con una denuncia formale, come era suo compito. E invece no, abbiamo dovuto raccogliere di nuovo, con grande difficoltà, il ricordo di nostra figlia che ci ha riferito di aver subito abusi da parte del compagno della nonna sin dalle elementari e fino alla seconda media”. Ora la preside Cristiana Casaburo è indagata per omissione d’atti d’ufficio. E il provveditorato agli studi l’ha trasferita, come lei stessa aveva chiesto, alla guida di un istituto artistico fuori regione in attesa del processo, che inizierà a Torino il 23 gennaio 2020. La sua ex alunna, dopo aver raccontato ai magistrati le violenze subite, “sta completando gli studi superiori — hanno detto i genitori — ma è intenzionata a ottenere l’accertamento dei fatti”.