Il problema della mancanza di insegnanti di sostegno non è nuovo: negli anni, tanti genitori ed insegnanti hanno portato avanti una battaglia che sembra, di fatto, persa in partenza. Ed ecco arrivare l’ennesima testimonianza: si tratta di Vittorio, quindici anni con autismo, affetto cioè dalla sindrome dello spettro autistico, che da settembre non va a scuola.



A riportare la notizia è Araberara, periodico di informazione dell’area di Bergamo, che tramite le parole della madre del ragazzo, racconta di un percorso scolastico pieno di ostacoli: “Vittorio non frequenta la scuola dal 19 settembre. In otto anni ha avuto 17 insegnanti di sostegno, evidenziando una mancanza di continuità e di un progetto educativo coerente”.



Sindrome dello spettro autistico: “C’è una mancanza di continuità”

Quando descrive suo figlio, lo indica prima di tutto come vivace, ironico, attento e pieno di fiducia. La madre di Vittorio non si arrende all’idea che il figlio non possa andare a scuola, e racconta attraverso le parole del periodico: “L’autismo non deve essere visto come una malattia o una condizione che rende le persone ‘rotte’ o bisognose di assistenza eterna. Al contrario, Vittorio mostra come le caratteristiche associate all’autismo, come la precisione e l’ordine, possano diventare punti di forza“.



Questo fattore, unito al fatto che in otto anni il ragazzo ha cambiato ben diciassette insegnanti, fa capire che la sfida per il sistema scolastico è ben più ampia: bisogna cercare di integrare il personale scolastico con addetti ai lavori che sappiano unire le capacità dei ragazzi e, allo stesso tempo, cercando di farli crescere in un ambiente che li supporta da ogni punto di vista.

Sindrome dello spettro autistico: la mancanza di formazione è vecchia storia

A proposito di mancanza di insegnanti di sostegno, come in questo caso pronti a sostenere i ragazzi affetti dal disturbo dello spettro autistico, il sito orizzontescuola.it affrontava il discorso già a giugno di quest’anno, parlando di “mancanza di insegnanti di sostegno, spesso con formazione specifica per alcuni disturbi. Sempre in quell’articolo, si raccontava la storia di un bambino di sette anni, anch’egli affetto da autismo. Riportando un articolo del Corriere di Bologna, spiegava di come i genitori del bimbo si fossero visti costretti a inviare una lettera sia alla scuola, che al sindaco, oltre che al Miur e all’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, spiegando che in classe non sarebbe stato supportato da una figura adeguatamente formata.

“Ci sentiamo completamente abbandonati dalle istituzioni, raccontava in quel frangente la madre del bambino bolognese “che ci devono aiutare. Mi sono spesso sentita dire che a scuola non si fa terapia, ma ci si va per imparare. Ma mio figlio ha un modo diverso di imparare. Ha una serie di esigenze diverse a cui gli educatori si devono adeguare e per cui si devono formare”.