Carriera, vita privata e molto altro nell’intervista rilasciata da Alvaro Vitali a Oggi è un altro giorno. Famoso per il suo personaggio di Pierino, l’attore ha rivelato di aver combinato diverse marachelle anche nella realtà: “Facevo già dei dispetti, la gente andava da mia madre per raccontare cosa facevo. Ero pestifero. Una volta mia mamma mi mise in collegio per le mie marachelle, andavo a scuola e poi uscivo dalla porta dietro per andare in giro”.

Uno spirito ribelle, Alvaro Vitali, che da piccolissimo decise di lasciare casa per andare a vivere dalla nonna: “A 8 anni ho fatto fagotto e me ne sono andato da mia nonna. Mia madre lo scoprì la sera, dopo aver lavorato”. La permanenza di un mese si è trasformata in decenni: “Mia nonna era più comprensiva di mia mamma. Sono rimasto lì da lei fino all’età di 33 anni”.

ALVARO VITALI SULLA SUA CARRIERA

Alvaro Vitali ha girato 150 film in carriera e ha collaborato con tanti grandi registi, da Polanski a Monicelli. “La mia vita è cambiata quando mi chiamò la produzione di Dino Risi per fare un film. Io dovevo fare un giornalista con la telecamera a spalla. Lì mi hanno dato 500 mila lire, a quel punto ho mangiato tutte le sere abbacchio e pollo (ride, ndr)”, ha spiegato l’attore, per poi ricordare il rapporto speciale con Federico Fellini: “Mi chiamava Alvarino, io lo chiamavo il Faro. Con lui ho fatto quattro film”.

Alvaro Vitali ha ricordato un particolare sul film “Amarcord”: “Io facevo l’elettricista, lasciai per due-tre giorni il lavoro per andare a fare il film con Fellini. In realtà erano sette giorni di lavoro, quando tornai mi cacciò. Andai da Fellini e glielo dissi. Lui voleva andare a parlare con il mio principale, ma decisi di no. Mi prese a lavorare per sette mesi. Con lui si parlava di tutto, parlavamo dei suoi disegni, dei personaggi dei suoi film”. Poi una richiesta particolare del regista de “La dolce vita”: “Mi chiese di imparare il tip tap. Io ballavo solo il twist. Dopo sette giorni mi chiamò per fare le prove e disse: “Ammazza che fenomeno, ma come hai fatto?”. Io risposi: “E’ la fame dottò, altrimenti non mangio””.