Sono molti gli aspetti oscuri della vicenda relativa alla mancata zona rossa tra Nembro e Alzano Lombardo. Ad esempio, non è chiaro il motivo per il quale il Ministero dell’Interno abbia bloccato l’istituzione della zona rossa nella Val Seriana, nonostante il parere positivo del Comitato tecnico scientifico. I due paesini stavano per essere isolati, ma la mattina dell’8 marzo è arrivata la retromarcia del Viminale. Chi era contrario? La vicenda è stata ricostruita da La Stampa, che fa riferimento ad una bozza del questore di Bergamo che ora è chiusa in un cassetto. In quelle pagine ci sono le disposizioni riguardanti gli accessi per 300 uomini che stavano dormendo all’hotel Continental di Osio di Sotto e al Palace di Verdellino in attesa di blindare appunto Nembro e Alzano Lombardo. Dopo 48 ore di attesa, chiamate, incontri e sopralluoghi, alla prefettura di Bergamo arriva l’ordine di bloccare tutto. È il Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale a comunicare che non c’è più l’esigenza di rinforzare il personale impiegato nell’area di Bergamo.



COME VIMINALE BLOCCÒ ZONA ROSSA ALZANO E NEMBRO

Anche di questo ha dovuto render conto ieri ai pm di Bergamo la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese durante il colloquio che si è tenuto a Palazzo Chigi. Quello era un ordine che poteva arrivare solo da Roma, anche se comunque il presidente della Regione Lombardia avrebbe potuto istituire la zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro. Tra gli atti dell’inchiesta, secondo quanto riportato da La Stampa, è finito anche uno scambio di messaggi tra un comandante dei carabinieri e l’allora direttore generale della Sanità lombarda Luigi Cajazzo. Gli scambi erano continui sull’asse Roma-Milano, anche perché i sindaci del territorio si sarebbero opposti, salvo poi ritrattare le loro posizioni. Erano contrari gli industriali. Dopo il via libera del Comitato tecnico scientifico, la macchina si attiva. Il Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale ordina alla prefettura di Bergamo di organizzarsi visto che arrivano i rinforzi.



LA RETROMARCIA DI LUCIANA LAMORGESE

Iniziano così gli incontri per predisporre turni e uomini, il questore prepara una bozza di ordinanza che però non firmerà mai. Il giorno dopo cominciano i sopralluoghi, mentre il 7 trapela la notizia che il Dpcm chiuderà l’intera regione. Il mattino dopo la retromarcia. Alle 13 il decreto viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale e la Regione Lombardia diventa “zona protetta”. Il ministro Luciana Lamorgese invia allora una direttiva a questure e prefetture. «Ferma restando la piena autonomia nelle materie di competenza regionale, va rilevata l’ esigenza che in ogni caso, e soprattutto in questo delicato momento, non vi siano sovrapposizioni di direttive aventi incidenza in materia di ordine e sicurezza pubblica, che rimangono di esclusiva competenza statale e che vengono adottate esclusivamente dell’ Autorità nazionale e provinciali di pubblica sicurezza».

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