Perché furono mandati 400 soldati a Nembro e Alzano Lombardo per poi essere richiamati? Perché non fu istituita la zona rossa? Due domande che resteranno senza risposta perché il Consiglio di Stato nega l’accesso ai documenti dopo l’azione intrapresa dall’Agenzia di stampa italiana (Agi) per fare chiarezza su uno dei nodi della gestione della pandemia. Come si evince dalla sentenza, una relazione del 2 febbraio 2022 ha contribuito a convincere i magistrati che vi sono esigenze di riservatezza, quelle invocate dal Ministero dell’Interno. Dunque, fu una decisione maturata in ambito militare. “Non c’è stato alcun atto governativo specifico di impiego delle forze militari nelle zone di Nembro e Alzano“, la spiegazione del Ministero.
Il Consiglio di Stato, accogliendo la tesi del governo, spiega che per contrastare la diffusione del coronavirus “sono stati impiegati gli stessi contingenti di Forze armate addetti all’operazione Strade Sicure“, il cui impiego “è stato disposto in attuazione delle direttive generali di pianificazione annuale, in relazione alle quali sussiste un’esigenza di riservatezza volta a secretare le linee della programmazione strategica di impiego delle risorse umane e strumentali“.
COSA C’ENTRA STRADE SICURE CON COVID?
Ma per l’avvocato Consuelo Locati, che rappresenta i parenti delle vittime del Covid, bisognerebbe spiegare perché un’operazione del genere sia correlata con “Strade Sicure” che è contro la criminalità organizzata. “Avrebbe dovuto chiarire perché questa correlazione sia applicabile solo ai comuni della Bergamasca e non sia stata ravvisata nel Lodigiano. Negare la fruibilità di atti che hanno avuto un impatto devastante sui cittadini dei territori bergamaschi per una ragione che ci appare permanere inconferente rispetto alla richiesta, ancora una volta lascia l’amaro in bocca a chi da due anni chiede trasparenza, verità e giustizia“, le parole del legale riportate dal Corriere.
Il senatore Gregorio De Falco sull’Huffington Post parla di “preoccupanti tentativi di censura sui media” in relazione a questa vicenda. Peraltro, fa notare che se pure vi fossero state effettivamente ragioni di sicurezza, “sarebbe stato possibile per l’Amministrazione procedere a una pubblicazione limitata e che evitasse di far conoscere solo ed esclusivamente quelle parti dei documenti che effettivamente, e in maniera motivata, rispondessero ad esigenze di sicurezza“.