Gli anticorpi monoclonali contro la neurodegenerazione nei pazienti con Alzheimer, secondo la rivista Science, sono la scoperta scientifica più importante dell’anno che sta per concludersi. Essi, come riportato dal Sole 24 Ore, hanno consolidato l’idea che la rimozione della beta-amiloide è la chiave per combattere la malattia. Una teoria che, dopo anni di fallimento nello studio di nuove terapie, era stata messa in dubbio. Adesso potrebbe arrivare la svolta.
La scoperta infatti ha riacceso le speranze per quel che concerne la creazione di un vaccino capace di prevenire l’avvento della malattia. In particolare, nei confronti di quei sieri che prendono di mira le cellule B, ovvero le cellule immunitarie che producono anticorpi. La buona riuscita di questa missione scientifica rappresenterebbe una opzione più economica rispetto alla terapia con anticorpi monoclonali, il cui costo annuale è di 26.500 dollari, e di maggiore facilità di somministrazione rispetto alle infusioni dei farmaci finora approvati previste due volte al mese.
Alzheimer, anticorpi monoclonali contro neurodegenerazione sono scoperta dell’anno: il futuro dei vaccini
Al momento ci sono allo studio almeno 7 vaccini contro l’Alzheimer che sfruttano il sistema immunitario per liberare il cervello dalle proteine beta amiloide o tau correlate alla malattia. Un primo tentativo era stato effettuato 20 anni fa, ma si era concluso con un fallimento. Il progetto infatti era stato abbandonato dopo che alcuni partecipanti volontari avevano sviluppato una meningoencefalite, ovvero una infiammazione cerebrale. Ora gli scienziati, che hanno compreso cosa potrebbe essere andato storto, vogliono riprovarci.
Il progetto più avanzato è quello sul vaccino di Vaxxinity (UB-311) che ha già completato un piccolo studio di Fase 2 su 43 volontari, pubblicato su eBioMedicine di The Lancet. I risultati mostrano che il vaccino è sicuro e tollerabile dopo 78 settimane, con quasi tutti i partecipanti che hanno prodotto una risposta anticorpale. Non si sono verificati casi di gonfiore cerebrale, ma il 14% dei pazienti ha sviluppato emorragia cerebrale, un effetto collaterale comune anche ai trattamenti con anticorpi monoclonali. L’altro vaccino, quello sviluppato da AC Immune, è in fase 1 e non ha finora causato alcuna meningoencefalite. La risposta anticorporale però è stata ridotta. È tutto dunque in divenire.