Sono le 64 persone colpite da Alzheimer, dai 54 ai 93 anni di età, nel villaggio fondato nel 2018 dalla cooperativa «La meridiana». Ognuno è seguito dal personale specializzato (40 operatori) e da circa 25 volontari. A disposizione, una stanza privata, un negozio, una chiesa, un teatro e tante attività sociali e ricreative, ma senza forzature. Marco Fumagalli coordina i progetti e i servizi educativi della cooperativa, nata nel 1976 per curare i problemi della senilità. Sulle pagine de La Verità, Fumagalli spiega che demenza e Alzheimer non sono la stessa cosa: “I due termini non sono sinonimi. Dal punto di vista della letteratura in generale, il termine demenza senile non esiste. È una formula utilizzata a livello uno’ generico ma che non identifica il problema. Ci sono vari tipi di demenza, come la demenza di tipo Alzheimer, ma ne esistono anche altre forme”.
Oggi i malati di Alzheimer in Italia sono 1 milione e 200.000 con una proiezione “per il futuro molto preoccupante, perché i casi stanno aumentando e aumenteranno. Il dato correlato a questo è che circa 3 milioni di persone sono coinvolte in questa esperienza. Anche i caregivers, i familiari, entrano in questa fase in cui l’Alzheimer si presenta e diventa quasi una malattia del nucleo familiare”. I sintomi sono la classica perdita di memoria “associata a un disturbo del comportamento”. La persona inizia infatti ad avere “comportamenti non consueti nei confronti dei familiari”.
Alzheimer, così nel Paese ritrovato gli anziani passano la giornata
Nel “Paese ritrovato” di Monza, dove Marco Fumagalli coordina i progetti e i servizi educativi della cooperativa «La Meridiana», viene garantita “un’esperienza di vita qualitativamente buona a persone che convivono con la malattia” dell’Alzheimer. “La sfida è stata sfruttare un modello sociale di vita, molto simile a quello di un paese, che garantisce alle persone i tre livelli, mantenere attivi funzione cognitive, movimento, sviluppare relazioni sociali, ma in presenza della malattia, quindi con un continuo rimbalzo tra la mia esperienza di vita e ciò che la malattia m’ingaggia durante la giornata”. Il Paese “ha 8 appartamenti con 8 residenti per appartamento dove ognuno ha la propria camera e il proprio bagno”.
I residenti del villaggio hanno come principio quello della libertà di scegliere ciò che interessa loro. “È chiaro che da parte nostra c’è un invito, assolutamente libero, a partecipare alla vita di questo piccolo borgo”. Nel villaggio, gli anziani non posso perdersi perché “è strutturato in maniera tale che le persone ritornino quasi naturalmente nei punti di partenza”. Fumagalli, a La Verità, conclude: “Ci piacerebbe che il villaggio diventasse una delle offerte all’interno della Rete dei servizi e quindi che ci fossero più villaggi. Invitiamo la Regione Lombardia a modellizzare questa struttura in maniera che possa diventare replicabile”.