L’Alzheimer è la malattia con cui ha convissuto fino alla fine dei suoi giorni Lucia Zagaria, moglie di Lino Banfi, morta all’età di 85 anni nelle scorse ore. Si tratta di una patologia neurodegenerativa a decorso cronico e progressivo. Attualmente si stima ne sia colpita all’incirca il 5 per cento della popolazione over 65 e circa il 20 per cento degli ultra85enni, ma purtroppo non mancano esordi a età più giovani. L’Alzheimer distrugge le cellule cerebrali, causando un deterioramento delle funzioni cognitive, vale a dire la memoria, il processo di ragionamento e il linguaggio, sino a sfociare nella perdita dell’autonomia.
Ma come si origina tale patologia? Pare che sia legata all’alterazione del metabolismo della proteina precursore della beta amiloide, che, improvvisamente e per cause ancora sconosciute alla scienza, conduce alla creazione di una sostanza neurotossica che si agglomera lentamente nel cervello. I sintomi più frequenti dell’Alzheimer sono la perdita di memoria, la difficoltà nell’esecuzione delle normali attività quotidiane con conseguente perdita dell’autonomia, i disturbi e l’impoverimento del linguaggio, il disorientamento spaziale e temporale, la depressione, i disturbi del sonno e i disturbi comportamentali in stato più avanzato (deliri e allucinazioni).
ALZHEIMER, MALATTIA DI LUCIA ZAGARIA: DIAGNOSI E CURE
Come si diagnostica l’Alzheimer, malattia che ha colpito Lucia Zagaria, moglie di Lino Banfi? Esiste una sequela di esami cerebrali specifici, capaci di rilevare i quantitativi della proteina neurotossica beta amiloide. Si tratta della risonanza magnetica ad alta definizione, della tomografia a emissione di positroni (PET) con fluoro deossiglucosio, della tomografia a emissione di positroni (PET) con traccianti per l’amiloide e di una puntura lombare per misurare la presenza nel liquido cerebrospinale della beta amiloide e della proteina tau.
Le cure per l’Alzheimer consistono in farmaci inibitori dell’acetilcolinesterasi, che contrastano i sintomi della patologia e la rallentano. Vi sono, inoltre, altri medicinali che consentono di tenere a bada le manifestazioni più invalidanti della malattia, fra cui depressione, disturbi del sonno e disturbi comportamentali. Recentemente, infine, è stata anche sperimentata la possibilità di ricorrere ad anticorpi contro la beta amiloide, con esiti fin qui poco lusinghieri.