Forse è stata trovata la causa che porta all’Alzheimer, quell’innesco fondamentale che causerebbe le mutazioni genetiche nei malati di Alzheimer, nonché il modo in cui le cellule di una persona producono energia. Come si legge su Study Friends, citato da Dagospia, un team dell’università di Adelaide, in Australia, ha scoperto che diverse mutazioni nei geni di una persona hanno impatti sulle funzioni cellulari in maniera differente. Se si prendono in considerazione solo le mutazioni legate all’Alzheimer, in quel caso sembra che le cellule, soprattutto quelle cerebrali, siano influenzate tutte allo stesso modo, ovvero, interrompendo l’utilizzo di ossigeno per creare energia vitale.



Per esaminare queste mutazioni i ricercatori hanno studiato il pesce zebra; si tratta di piccoli pesci d’acqua dolce molto simili agli umani a livello molecolare, genetico e soprattutto cellulare. Inoltre, producono famiglie molto numerose, di conseguenza è stato più facile per gli scienziati esaminare anche piccoli cambiamenti genetici fra una generazione e l’altra di pesci. Nel dettaglio gli studiosi hanno esaminato il cervello adulto dei pesci zebra “portatori di mutazioni genetiche – scrive Dagospia – che aumentano il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer ad esordio precoce”, e i risultati hanno evidenziato una tendenza comune tra i pesci che mostrano segni della malattia, e che con le loro mutazioni vanno ad influire, come detto sopra, sul modo attraverso cui le cellule celebrali convertono ossigeno in energia.



ALZHEIMER, FORSE SCOPPETO L’INNESCO CHE PROVOCA LA MALATTIA: IL COMMENTO DELLA DOTTORESSA BARTHELSON

La dottoressa Karissa Barthelson, ricercatrice che ha condotto lo studio, attraverso un comunicato ha fatto sapere: «Questo è molto interessante perché sappiamo che quando alla fine si sviluppa la malattia di Alzheimer, il cervello delle persone diventa gravemente carente nella produzione di energia». E ancora: «Quando ci siamo resi conto di questo collegamento comune, abbiamo portato la nostra ricerca un passo avanti e abbiamo rianalizzato i dati di un altro gruppo di ricerca che aveva studiato un importante gene della malattia di Alzheimer nei topi. Potremmo vedere un effetto simile e questo rafforza la nostra fiducia di aver trovato un fattore fondamentale e precoce dell’Alzheimer negli esseri umani». Le risposte trovate potrebbero portare ad un nuovo trattamento delle cellule che impedisce di danneggiare le stesse attraverso mutazioni genetiche, causando poi il declino cognitivo.



«È molto soddisfacente aver trovato questo importante fattore comune e precoce che guida lo sviluppo della malattia di Alzheimer – conclude la Barthelson – la produzione di energia è l’attività cellulare più importante che supporta tutte le altre funzioni, in particolare negli organi altamente attivi come il cervello. Se siamo in grado di capire in dettaglio cosa sta andando storto con l’uso di ossigeno e la produzione di energia, potremmo vedere modi per fermare la malattia prima che inizi, e questo andrebbe a beneficio della nostra popolazione che invecchia».