Diagnosticare l’Alzheimer con un semplice esame del sangue, secondo un nuovo studio, probabilmente ora diventa possibile. L’Alzheimer, malattia degenerativa che colpisce principalmente le persone in età avanzata ma non solo, è ancora oggi una malattia complessa dal punto di vista diagnostico. Le analisi attualmente necessarie per la diagnosi riguardano principalmente tre biomarcatori diversi fra di loro. La loro comunanza e presenza può indicare diverse malattie neurodegenerative, tra cui anche l’Alzheimer. Nello specifico, oltre ad alcune componenti cerebrali, viene presa in considerazione la presenza di grovigli di tau nel sangue e di placche di amiloidi.
L’Alzheimer’s Association, in collaborazione con l’NIA, ha stabilito un iter chiamato AT(N) framework. L’esame diagnostico definito dalle linee guida prevede per l’appunto il rilevamento delle tre componenti precedentemente citate. Un recente studio inglese però, condotto presso l’Università di Pittsburgh alla School of Medicine, ha diffuso una nuova speranza per chi teme di dover affrontare la malattia con l’avanzare degli anni. Il gruppo di neuroscienziati ha infatti introdotto una possibile alternativa come test diagnostico per l’Alzheimer, legata ad un biomarcatore presente nel sangue.
Nuovo test diagnostico: rilevare la malattia di Alzheimer potrebbe richiedere costi elevati a dispetto dell’efficacia
La rilevazione clinica dell’Alzheimer mediante l’analisi di un campione di sangue potrebbe diventare ancora più efficace. Il test proposto dallo studio dell’Università di Pittsburgh mira a concentrare l’attenzione sul biomarcatore BD-tau. L’elemento preso in considerazione sarebbe in grado di superare dal punto di vista della precisione l’attuale metodo dominante utilizzato negli Stati Uniti d’America. La sua unicità è legata sia alla stretta relazione con la malattia che a quella con i biomarcatori nel liquido cerebrospinale.
Nonostante l’entusiasmo per il test diagnostico per l’Alzheimer, sussiste un leggero scetticismo in merito all’accessibilità del test. Le analisi sofisticate e l’utilizzo di una strumentazione dalla bassa reperibilità, con annessi costi elevati, potrebbero portare ad aumentare vertiginosamente la spesa per svolgere il test. A confermarlo è anche il noto professore del PITT Thomas Karikari: “Questi test sono costosi e richiedono molto tempo per la programmazione.”
Alzheimer, esami diagnostici: Limiti attuali e prossimi passi per la convalida del test BD-tau
A dispetto dello scetticismo in merito alla programmazione e ai costi elevati, le attuali analisi strumentali per rilevare la neurodegenerazione dell’Alzheimer presentano comunque numerosi limiti. Le linee guida dettate dall’AT(N) sono infatti caratterizzate da un’approfondita analisi di alcune anomalie cerebrali che, dal punto di vista medico, risultano tipiche dell’Alzheimer così come di altre patologie. Tale ambiguità del biomarcatore plasmatico non permette quindi una corretta separazione da fattori non pertinenti.
Il nuovo test diagnostico per la malattia di Alzheimer, basato sui livelli di BD-tau, è stato testato su ben 600 campioni. I campioni di sangue presi in esame hanno dimostrato come, a determinati livelli del biomarcatore, è possibile determinare le diverse patologie pertinenti. In particolare, tra i valori risulta dalla facile definizione la neurodegenerazione dipendente dall’Alzheimer. Chiaramente, prima di poter introdurre ufficialmente il nuovo test diagnostico, sarà necessario rispettare tutto l’iter clinico. La validazione partirà dall’introduzione di nuovi gruppi di ricerca per ampliare il raggio dei campioni. Differenziando le persone per fasce d’età e diverse condizioni cliniche, sarà poi possibile stabilire l’effettiva efficacia o sostenibilità del progetto.