Carlo Freccero, massmediologo ed ex consigliere e direttore Rai, intervistato da La Stampa, ha parlato del caso Sanremo e delle polemiche che sono seguite dopo le dichiarazioni in diretta di Ghali sul genocidio, con lettura del comunicato da parte di Mara Venier il giorno dopo il festival a Domenica In. Un susseguirsi di errori clamorosi, secondo il critico televisivo, che dimostrano che ormai l’azienda televisiva nazionale è diventata autoritaria e vorrebbe imporre un pensiero unico.
A partire dalla scelta di Amadeus, un conduttore che volutamente segue la tendenza dell’inclusività in chiave woke, e soprattutto non interviene in un contesto nel quale, se tutto fosse rimasto sul palco del festival probabilmente si sarebbe concluso solo con qualche polemica. Il momento della censura però è venuto dopo, come sottolinea Freccero, quando la Rai ha voluto continuare una “seconda fase di Sanremo“, e deciso di imporre la lettura della velina con le dichiarazioni dell’ambasciatore israeliano alla Venier, che ha soltanto contribuito ad ingigantire il caso e portato alla luce una realtà “imbarazzante“.
Carlo Freccero: “Velina fatta leggere a Mara Venier dimostra la dittatura del pensiero unico della Rai”
Per l’ex dirigente e critico televisivo Carlo Freccero, è iniziata l’era della Rai autoritaria, che censura e impone un pensiero unico. Come afferma il massmediologo: “Siamo in pieno mondo capovolto, passati dal pensiero critico alla dittatura del pensiero unico“. E la dimostrazione sta nel fatto che il Consiglio d’amministrazione ha preferito far scoppiare una bomba mediatica, pur di fare una “Propaganda che non ammette dissensi“.
La velina fatta leggere a Mara Venier ha fatto venire alla luce una situazione che è come una “maionese impazzita“, passando dalla libertà di espressione ed inclusività lasciata da Amadeus sul palco di Sanremo, all'”ortodossia sociale“. Un chiaro sintomo di un’azienda che è ormai entrata nell’epoca delle “Grandi manovre politiche di riassestamento volute da Giorgia Meloni“. E non è un caso che tutto ciò accada dopo il festival, che da sempre è prova di sconfitta o successo, perchè una volta finito, come sostiene Freccero: “Si passa da un ambito protetto ad un periodo di lotta e scontri politici“.