La sentenza con cui la Corte d’Appello di Firenze ha confermato la condanna ad Amanda Knox per calunnia ai danni di Patrick Lumumba è “giusta e meritata” secondo l’uomo, che ha accolto con soddisfazione la decisione. Oltre a esprimere “molto rispetto e onore” per la professionalità mostrata dal tribunale di Firenze, Lumumba ha confermato che con l’americana c’era un rapporto d’amicizia, come aveva precisato la donna durante le sue dichiarazioni spontanee in aula, proprio per questo non si sarebbe aspettato che facesse il suo nome nelle prime fasi delle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher.
“È vero eravamo amici, ma non si pugnalano gli amici nelle spalle e Amanda mi ha pugnalato”, ha aggiunto Lumumba, la cui reazione alla sentenza è stata raccolta dall’agenzia di stampa Ansa. Inoltre, ha evidenziato che Amanda Knox non gli ha chiesto scusa per quanto accaduto. (agg. di Silvana Palazzo)
AMANDA KNOX CONDANNATA IN APPELLO PER CALUNNIA
Amanda Knox ha calunniato Patrick Lumumba nella prima fase dell’inchiesta sull’omicidio di Meredith Kercher: lo ha stabilito la Corte d’Appello di Firenze, che ha confermato la condanna a 3 anni di carcere e deciso l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Anche se la sentenza diventasse definitiva, dopo un passaggio in Cassazione che appare probabile almeno stando alle dichiarazioni dei legali dell’imputata, l’americana non andrebbe in carcere, perché ha scontato quasi quattro anni prima dell’assoluzione in appello con Raffaele Sollecito per il delitto di Perugia del 2007, vicenda per la quale l’unico condannato è Rudy Guede, che ha scontato 16 anni di carcere. La sentenza è stata letta alla presenza di Amanda Knox, arrivata dagli Stati Uniti col marito Christopher Robinson per rendere dichiarazioni spontanee. Invece, Patrick Lumumba era assente in aula.
Il processo per calunnia potrebbe ora tornare in Cassazione, che aveva annullato la prima condanna a tre anni dopo che la Corte europea aveva riconosciuto la violazione dei diritti di difesa, rinviando il procedimento alla Corte d’Assise: “Leggeremo le motivazioni e faremo ricorso in Cassazione“, hanno anticipato i legali di Amanda Knox, delusa per l’esito del processo, al punto tale da scoppiare a piangere in aula, stando a quanto riportato da La Nazione. “Non me lo aspettavo, sono molto delusa“, avrebbe riferito Amanda Knox ai difensori dopo la condanna, prima di lasciare il tribunale da un’uscita secondaria. I suoi avvocati hanno poi spiegato che sperava di chiudere la questione, invece ha espresso soddisfazione il legale di Patrick Lumumba.
LE VERSIONI DI AMANDA KNOX E DELL’ACCUSA
Prima della lettura della sentenza, Amanda Knox ha reso dichiarazioni spontanee in aula, spiegando di non aver mai testimoniato contro Patrick Lumumba, come invece avrebbe voluto la polizia, e di non aver avuto interesse ad accusare un suo amico innocente. A tal proposito, ha ricordato che non era solo il suo datore di lavoro, ma appunto anche un amico che si era preso cura di lei. Dunque, l’americana ha ribadito di aver subìto pressioni dalla polizia, che ha nuovamente accusato di averla ingannata e maltrattata quando aveva solo 20 anni ed era spaventata per quello che era successo.
Amanda Knox ha, quindi, ricostruito quanto accadde nell’interrogatorio, dichiarandosi innocente. Di parere diverso la procura generale di Firenze, che ha ottenuto la conferma della stessa condanna. Agli inquirenti fu fatto tre volte il nome di Lumumba, che finì in carcere per due settimane e poi venne scagionato per l’omicidio di Meredith Kercher. Per l’accusa, Amanda Knox avrebbe fatto consapevolmente quel nome per indurre gli inquirenti a credere che avesse avuto un ruolo nel delitto.