Amanda Knox ha rivelato di aver inviato dei messaggi alla famiglia di Meredith Kercher, la ragazza assassinata a Perugia nel 2007. Parlando in esclusiva nella giornata di ieri con il tabloid inglese Daily Mail, la Knox, incarcerata assieme al fidanzato Raffaele Sollecito, poi rilasciati dopo 4 anni di reclusione completamente scagionati, ha svelato di aver tentato di instaurare una relazione con la famiglia della defunta, giovane studentessa dell’università di Leeds. La Knox ha spiegato che fino ad ora non aveva mai parlato con la famiglia della Kercher: “No, non avevo ancora parlato perchè so è una situazione complicata. A questo punto cosa provano per me”. La ragazza, recentemente diventata madre, ammette comunque di non voler “forzare la relazione”, sapendo che per loro si tratta in ogni cosa di un trauma. “Ho inviato loro messaggi tramite intermediari – ha proseguito – dicendo loro che volevo avere una relazione. Voglio parlargli. E sto aspettando di vedere se è qualcosa che vogliono anche loro”.
Poi ha aggiunto: “Voglio la stessa cosa che vogliono loro. Voglio sapere la verità. Voglio sapere cosa è successo a Meredith. Voglio che sia riconosciuta per quello che era, e voglio che la loro sofferenza sia riconosciuta per quello che è. E voglio che ottengano la conclusione che meritano. Lo voglio anche io. Ecco perché provo sentimenti davvero complicati nei confronti del suo assassino, Rudy Guede, perché anch’io ho passato del tempo in prigione”. Guede era stato condannato nel 2008 per il delitto della Kercher, poi rilasciato alla fine del mese di marzo 2021, continuando a scontare la sua pena di 16 anni facendo servizio alla comunità. “So che era molto giovane – dice ancora Amanda riferendosi a Rudy – quando ha preso questa colossale e orribile decisione di violentare e uccidere Meredith. Non so come si sente a riguardo oggi. Spero che se ne penta. In realtà non ha dimostrato di riconoscere quello che ha fatto, e non ha ammesso di averlo fatto e ha chiesto perdono, quindi non mi dà una sensazione super speranzosa che si senta davvero riabilitato. Forse si sente una fottuta vittima anche lui perché era un ragazzo che è stato abbandonato da suo padre, portato in affido in Italia”.
AMANDA KNOX: “I SOCIAL ERANO GIA’ INFLUENTI ALL’EPOCA”
Amanda Knox si è lamentata anche per il fatto che il suo nome, nonostante sia stata scagionata, venga ancora associato al delitto della studentessa britannica: “Penso che i social fossero già abbastanza attivi al momento del mio caso e abbiano avuto un enorme impatto sull’andamento del caso”, “C’era un senso di pregiudizio, vedi quello che vuoi vedere”. La Knox ha poi ammesso: “Mi sono sentita come se, mentre stavo venendo al mondo, fossi costantemente in conversazione con una versione inventata di me stessa che era nella mente delle persone prima che mi incontrassero come una persona reale. E questo è un problema continuo per me. È una lotta continua per me che… non è finita”.