Amanda Knox e il pm che l’accusò insieme a Raffaele Sollecito dell’omicidio di Meredith Kercher si sono incontrati. A rivelarlo è lo stesso magistrato, in pensione, nella nuova edizione del suo libro sulla vicenda giudiziaria. Anni dopo si sono ritrovati faccia a faccia, era il 17 giugno scorso. Quella mattina Giuliano Mignini si recò all’appuntamento insieme a don Saulo Scarabattoli, cappellano del carcere di Perugia, amico di entrambi. Erano nei pressi del capoluogo umbro, restando quasi tutta la giornata insieme. Hanno anche pranzato, alla presenza pure del marito di Amanda e della figlia Eureka Muse, nata nel 2021. Il colloquio, invece, durò tre ore circa.
“Non posso entrare in dettagli sul contenuto dell’incontro stesso ma sono rimasto colpito dalla gioia e dalla profonda commozione che Amanda ha dimostrato“. Mignini racconta che Amanda Knox si fece viva con lui per lettera quattro anni fa, ma l’allora pm declinò l’invito facendole sapere che potevano incontrarsi solo dopo il loro pensionamento. “Sarebbe iniziato, da allora, un rapporto epistolare che si protrae sino ad oggi con piena soddisfazione reciproca, che tuttavia abbiamo deciso di mantenere privato“, ha scritto Mignini nel libro.
L’EX PM “ORMAI CONOSCO AMANDA KNOX…”
Amanda Knox, condannata e poi assolta per l’omicidio di Meredith Kercher, sperava di incontrare Giuliano Mignini a Modena, dove doveva recarsi per un incontro pubblico. L’attesa si è poi protratta anche a causa della pandemia Covid. L’americana avrebbe voluto che il magistrato fosse presente anche ad un successivo incontro con la sua famiglia, a cui dovevano aggiungersi i suoi avvocati Luciano Ghirba e Carlo Dalla Vedova, ma l’ex pm rifiutò “per evidenti ragioni di opportunità, anche perché vi sarebbe stata un’apericena e la mia presenza, insieme ai suoi legali, mi sembrava inopportuna“. In virtù delle pressioni a non fidarsi e riserve venute da più parti, Giuliano Mignini coltivò qualche cautela. “Ma sono andato avanti, dritto, nel rapporto con lei perché, ormai, la conosco, gli altri, no. E ho capito che non c’era alcun inganno in lei. Solo il bisogno di aprirsi e di dirmi tutto del suo mondo, di dirlo solo a me e di sentirmi parlare della mia vita“. Nel suo libro l’ex pm rivela anche un particolare che lo ha stupito, cioè “il fatto che ci tenga a rendermi partecipe della sua vita più intima. Mi manda le foto della sua vita familiare e, soprattutto, della piccola, dolcissima Eureka il cui volto lei lo nasconde a tutti, perché ha paura dei paparazzi, come dice, meno che a me e a don Saulo“.
“DAL PUNTO DI VISTA PROCESSUALE C’È UN MURO…”
Stupisce il fatto che Amanda Knox abbia cominciato a coltivare un interesse per il suo ex inquisitore. “Questo è un mistero che va rispettato“, ammette Giuliano Mignini. La sua sensazione è che fosse convinta di potersi fidare di lui. “S’è instaurato così un rapporto unico e credo di poterlo definire straordinario. Un rapporto in cui, da un lato vi è il passato dei ruoli processuali contrapposti, senza possibilità, almeno per ora, di una composizione di questa diversità di vedute sul processo“. L’ex pm ci tiene a precisare che, nonostante tutto ciò, “al di là delle innegabili anomalie dell’ultima sentenza della Corte di Cassazione, sia tutt’altro che inquadrabile in un errore giudiziario, non sono riuscito a convincerla“. All’AdnKronos ha aggiunto che non fa retromarcia: “Non rinnego nulla delle mie conclusioni processuali che confermo in pieno“. Attualmente Mignini si fida di lei: “Come potrei vederla capace di fare qualcosa di male? Ma i processi non si possono fare con i sentimenti, per di più, sopraggiunti ad una sentenza definitiva. Questo, ad Amanda, riesce pressoché impossibile capirlo“. Infatti, nel libro ribadisce che dal punto di vista processuale “c’è un blocco che mi appare, per ora, insuperabile“, ma da quello umano, “il rapporto di fiducia che si è instaurato tra noi due è altrettanto forte, coinvolgente e irrinunciabile“.