Amanda Knox ha rotto il silenzio dopo la condanna a 3 anni di reclusione per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba nel caso di Meredith Kercher, in una intervista esclusiva a Sky Tg24 nella quale ha ribadito la sua estraneità al delitto di Perugia e ha sottolineato di essere pronta a ricorrere in Cassazione contro la sentenza. Secondo i giudici della Corte d’Assise d’appello di Firenze, che l’hanno condannata anche a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, è responsabile di aver accusato dell’omicidio della coinquilina il suo datore di lavoro dell’epoca sebbene fosse consapevole della sua innocenza. Un’accusa che la giovane statunitense ha respinto con forza negando di averlo calunniato e ripetendo di non essere coinvolta nell’uccisione della studentessa inglese che viveva con lei nel capoluogo umbro.



Amanda Knox e l’allora fidanzato Raffaele Sollecito trascorsero 4 anni in carcere prima di essere riconosciuti non colpevoli in via definitiva, ma nonostante l’assoluzione, lamenta la 36enne, la gogna mediatica e i pregiudizi sul loro conto non si sono mai spenti. “Meredith, io, Raffaele, Patrick siamo tutti vittime di questa storia“, ha dichiarato davanti alle telecamere della testata durante la sua sosta in Umbria dopo il verdetto fiorentino nel processo che la vede imputata dopo la denuncia di Lumumba. Al centro del dibattimento conclusosi in secondo grado nei giorni scorsi, il memoriale scritto da Knox il 6 novembre 2007, pochi giorni dopo la morte di Meredith, nel quale avrebbe indicato agli inquirenti il nome di Lumumba quale presunto autore del delitto. Lo avrebbe prodotto quando stava per essere trasferita in carcere perché a sua volta accusata dell’omicidio della giovane inglese per cui la giustizia italiana, dopo un lungo iter giudiziario che portò all’assoluzione definitiva dell’americana e di Sollecito, avrebbe individuato come unico colpevole l’ivoriano Rudy Guede. Patrick Lumumba, invece, fu scagionato dopo aver trascorso 14 giorni in cella uscì definitivamente dall’inchiesta.



Amanda Knox sorpresa dalla sentenza: “Il documento parla chiaro, io non so chi ha ucciso Meredith”

Amanda Knox nega di aver calunniato l’ex datore di lavoro Lumumba e di aver indicato quale autore del delitto di Perugia nel suo memoriale del 2007. L’ha ribadito ai microfoni di Sky Tg24, sottolineando che quel documento “parla chiaro: io non so chi ha ucciso Meredith. Si è detta “molto sorpresa” dal verdetto del Tribunale di Firenze e pensava che la questione fosse nitida. “Ero una ragazza terrorizzata che voleva fare la cosa giusta – ha proseguito Amanda Knox –, non ho niente da nascondere e sono tornata in Italia per spiegare cosa succede dietro le porte di una questura e per lottare per quelli che si trovano in situazioni simili alla mia. Quello che mi è successo non riguarda solo me: io sono stata abusata, maltrattata, psicologicamente torturata dalla polizia quella notte, la più brutta esperienza della mia vita, peggio di essere condannata. Mi hanno fatto pensare di essere matta“.



Amanda Knox ha annunciato ricorso in Cassazione, prima però aspetterà le motivazioni della sentenza con cui i giudici l’hanno condannata a 3 anni per calunnia. Da 17 anni sono accusata ingiustamente, ne ho passati 4 in carcere da innocente – ha detto tra le lacrime Amanda Knox –, dall’inizio ho cercato di fare la cosa giusta e dire la verità. Sono stata assolta dall’accusa di omicidio, ma ancora le persone continuano a pensare che ho calunniato perché non capiscono gli interrogatori, non capiscono che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha già deciso che i miei diritti umani sono stati violati e che quel memoriale era una ritrattazione e non un’accusa. Chiedo che le persone vadano a leggere questo documento e tutti gli atti“.