Amanda Lear, le riflessioni sulla morte

Schietta e sincera, Amanda Lear si è raccontata in una lunga intervista rilasciata sulle pagine del settimanale Chi nel numero in edicola da mercoledì 30 agosto. Tanti i temi affrontati dall’attrice, cantante, pittrice e conduttrice che, oggi, vive con Sissy, una gattina che ha adottato da pochi mesi conducendo una vita tranquilla “come tutti. Prendo la macchina, vado in edicola, faccio la spesa. Sono simpatica alla gente perché mi percepisce per quella che sono”. Senza filtri e senza giri di parole, la Lear ha parlato anche di temi importante come la morte e il sesso. “La morte? Non mi spaventa. Al massimo mi spaventa la sofferenza. Per questo sono molto affascinata dal sistema svizzero sulla morte assistita: meglio una morte sana, senza dolore, che soffrire e buttarsi sotto un vagone della metropolitana. Anche se, stia sereno, per il momento non sono abbastanza depressa”.



E sul sesso: “Quello che ai miei tempi era rivoluzionario e trasgressivo, oggi è diventato terribilmente noioso. Se ne parla tanto, troppo e in realtà ho come l’impressione che se ne parli più di quanto, poi, venga messo in pratica. Una volta piaceva perché era proibito, mentre adesso si è persa la magia. Il sesso, se ci pensa, è uno scambio di energie. Oggi, invece, li vedo tutti annoiati davanti a Tinder con chissà quale speranza. A 10 anni, anziché uscire, sono già sui siti porno non capendo che il sesso non sarà mai quella roba lì”. 



Amanda Lear e il ricordo del marito Alain-Philippe Malagnac d’Argens de Villèle

Amanda Lear, nel corso della sua vita, ha vissuto un dolore terribile causato dalla morte del marito Alain-Philippe Malagnac d’Argens de Villèle, venuto a mancare in un incendio. Oggi, la Lear ha scelto di vivere proprio in quella casa dove trascorre le sue giornate sentendosi protetta.

“Una vera tragedia. Pensavo che sarei stata perseguitata dalle onde negative, invece ho scoperto che il fuoco, nella disgrazia, purifica. Qui mi sento protetta, al sicuro e, le dirò, sento ancora la sua presenza. Il dolore è inevitabile, ma la sofferenza è una scelta. Al mio analista chiesi quando sarei riuscita a voltare pagina e lui mi rispose, secco: “Mai” Eppure questa casa oggi rappresenta la felicità. Voglio vivere e morire qui”, conclude.