Amanda Sandrelli è la figlia di Stefania Sandrelli e Gino Paoli. Nata e cresciuta a stretto contatto con l’arte, Amanda è un’attrice di cinema e teatro. Il debutto arriva nel 1984 con il film “Non ci resta che piangere” scritto, diretto e interpretato da Roberto Benigni e Massimo Troisi. Un debutto col botto visto che parliamo di una pellicola cult del cinema italiano. Intervista da Pierluigi Diaco, la figlia di Stefania Sandrelli non ha fatto mistero che non aveva mai pensato di finire a lavorare nel mondo dello spettacolo. “Non era mia intenzione fare questo mestiere: proprio perché già avevo una situazione abbastanza nota in famiglia, pensavo di fare tutt’altro, volevo studiare, fare la psicanalista” ha confessato l’attrice che parlando del film con Massimo Troisi e Roberto Benigni ha rivelato “avevo altri progetti, ma la vita non va sempre come uno pensa che debba andare. Quando mi proposero Non ci resta che piangere con Troisi e Benigni avevo 19 anni e lo presi come un gioco, che però mi venne molto naturale”. Il sogno di Amanda, infatti, è sempre quello di fare la psicanalista, ma in un certo senso è riuscita ugualmente a realizzarlo visto che la psicanalisi l’ha portata a lavorare nel mondo del teatro.



Amanda Sandrelli e la malattia: “quando mi hanno detto la diagnosi ho avuto paura”

“Penso che sia per questo che poi sono arrivata al mondo del teatro e l’ho scelto come casa: ho bisogno degli altri, ho bisogno di armonia e credo di saper fare il mio lavoro meglio con gli altri” – ha raccontato Amanda Sandrelli nata dalla relazione fra Stefania Sandrelli e Gino Paoli. In realtà il cantautore genovese era già sposato, ma Stefania Sandrelli non si è mai pentita della sua scelta: “sono stata forse più coraggiosa che incosciente, ora che posso guardarmi indietro. Però seguivo i miei desideri e il mio grande amore per il padre di questa signorina, che era più grande di tutto”. Amanda Sandrelli ha poi raccontato un periodo della sua vita trascorso a casa col padre: “era una situazione che avevo capito e lei mi ha coinvolto nella scelta. È stato un cambiamento impegnativo: dagli 8 ai 13 anni, cambiare città, famiglia, amici, non è facilissimo”. Impossibile poi non parlare della malattia che ha dovuto affrontare: “quando mi hanno detto la diagnosi, ho avuto paura. In quei momenti ti trovi su un crinale, senti la parola ‘cancro’ e pensi alla morte o alle mutilazioni. Da questo punto di vista, il lavoro del professor Veronesi è stato importantissimo: ha permesso alle donne di operarsi con la certezza di non essere mutilate”. Per fortuna la figlia di Stefania Sandrelli ha vinto la sua battaglia contro il cancro.

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