Mentre sulle cronache tiene banco la triste vicenda di Saman Abbas, la 18enne di origini pachistane scomparsa da Novellara da oramai un mese e che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata uccisa perché ribellatasi alla pratica dei matrimoni combinati, sulle colonne de “il Messaggero” è apparsa di recente una bella intervista ad Amani el Nasif, donna siriana che ha deciso di ribellarsi a un destino già scritto e che oggi è un esempio per tutte coloro che non accettano che i famigliari scelgano per loro il futuro sposo. La sua storia, raccontata gli scorsi anni da diverse testate e programmi televisivi è nota: all’epoca Amani su segregata per un anno quando ancora viveva nel Paese d’origine e poi promessa in sposa a un cugino.



Oggi la ragazza ha 31 anni ed è oramai italiana dal 2016, vive a Basano del Grappa e, come accennato, è l’esempio di come si possa riuscire a sfuggire a questa sorte: lei infatti era stata portata in Siria dalla madre con una scusa e solo lì aveva scoperto del matrimonio. “Lui non accettava che non lo volessi sposare e mi picchiava: una volta mi ha anche calpestata e per questo ho anche tentato il suicidio…” ha raccontato Amani, che nell’intervista contribuisce a far riaccendere i riflettori su una vicenda sottovalutata e di cui l’opinione pubblica si è ricordata con la vicenda di Saman. “Per me la Siria era quella delle storie da Mille e una notte. All’inizio ero affascinata dai paesaggi” ha raccontato parlando della discesa nell’incubo durata per quasi 400 giorni.



AMANI EL NASIF, “SCAPPATA DA NOZZE COMBINATE: TORNATA IN SIRIA CON L’INGANNO E…”

“A causa delle percosse sono finita in ospedale, ma solo quando era questione di vita o di morte” ricorda Amani, citando anche l’episodio di una telefonata in Italia scoperta dallo zio e che le era costato uno dei primi pestaggi. “La mamma del mio fidanzato aveva anche mandato dei soldi a mio padre, e questi aveva promesso di rimandarmi in Italia… ma poi non lo ha fatto” prosegue Amani che poi fu aiutata da un cugino paterno a salvarsi. Insomma, compiuta la maggiore età la ragazza è riuscita a tornare alla normalità e a vivere col suo fidanzato. La sua vicenda è poi stata trasposta in un libro, “Siria mon amour” per i tipi di Piemme, che ha scritto assieme a Cristina Obber e oggi ha figlia anche se i fantasmi del passato hanno infestato pure la sua famiglia.



“La relazione è finita perché Andrea temeva sempre che mi potessero portare via, era una situazione insostenibile” ha spiegato Amani, confessando di sognare a volte anche lei il ritorno forzato in Siria. Una storia che ha tanti punti in contatto con la storia di Saman e che, nel pezzo pubblicato da “il Messaggero”, ricalca pure quella di Manema, oggi 35enne, che è riuscita a salvarsi da un matrimonio combinato grazie ad Oxfam Italia, senza dimenticare l’impegno della onlus Le Onde, che ha realizzato sul tema un interessante report intitolato “Matrifor”.