L’avvocato dei misteri Piero Amara racconta la sua verità sulla “loggia Ungheria” a Piazzapulita e fa nuove rivelazioni. Tira in ballo, ad esempio, Luca Lotti, ex ministro per lo Sport che si è autosospeso dal Pd dopo il processo per le nomine dei procuratori capo nel Csm. «È un fatto che mi ha colpito e quando è avvenuto non avevo ancora completato il percorso dichiarativo». Il riferimento è alla fuoriuscita dei verbali dalla Procura di Milano. Nello studio di Corrado Formigli, dunque, ricostruisce la vicenda. Si parte dal febbraio 2018, quando viene arrestato con l’accusa di corruzione. «Sono stato 5 mesi in carcere, poi ho avuto i domiciliari. Quello è stato un momento di riflessione che mi ha fatto maturare la convinzione di collaborare con l’autorità giudiziaria». Durante questa collaborazione riferisce circostanze per le quali non era neppure indagato. Ma da dove nascono i verbali sulla loggia Ungheria? Ne parla perché «la Procura di Milano riuscì a rinvenire due files all’interno di un mio computer in cui si raccomandavano una serie di magistrati e alti funzionari dello Stato». Erano indirizzati ad una persona e presentavano la sigla L.L. «Era Luca Lotti. Quel file era stato scritto nel 2015. In questo documento si raccomandava la posizione di una serie di magistrati o alti funzionari dello Stato che avevano esigenze di varia natura. C’erano anche richieste di incontri di magistrati».
LOGGIA UNGHERIA, LA VERITÀ DI PIERO AMARA
Si aprono, dunque, scenari inediti con le parole di Piero Amara, il quale non nasconde un po’ di paura per le sue rivelazioni. «Sono molto preoccupato. Non tendo a credere ai complotti, ma quello che è successo e le non verità attraverso cui si cerca di nascondere alcuni comportamenti mi preoccupa tantissimo», dice l’avvocato a Piazzapulita. «Siccome era ancora in corso l’indagine della Procura di Perugia dissi che non ne volevo parlare a Milano». Fu proprio con il pm Paolo Storari che avrebbe avuto confronti sull’opportunità di aprire un filone per le quali poteva fornire le sue prove. «Cercavo di limitarmi a riferire i fatti che ero certo di poter dimostrare. Lui (Storari, ndr) mi chiese di dire tutto quello che sapevo perché sarebbe stato poi compiuto suo trovare riscontri». Per Piero Amara quella comunque era molto più di un’associazione. «Rispetto a certi fatti c’era un’associazione a delinquere finalizzata all’abuso di ufficio. Più persone in modo sistematico hanno violato regole di legge, ad esempio hanno favorito qualcuno, non occasionalmente, ma come sistema». Così cominciano ad uscire i primi nomi importanti. «Storari e Pedio non mi chiesero di portare registrazioni. Sono io che mi sono posto il problema di avere dei riscontri, quindi per un certo periodo ho acquisito audio e ho registrato alcuni membri della loggia Ungheria».
“PAOLO STORARI? INGENUITÀ COSMICA”
«Nell’ambito di una certa parte della magistratura, vi era un circolo più ristretto a cui ho partecipato grazie al dottor Tinebra. Fu lui il primo a parlarmi di questo nome», prosegue Piero Amara a Piazzapulita. Il riferimento è all’ex direttore del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) e Procuratore generale di Catania. «Condividevano ideali che venivano rappresentati come nobili. All’inizio ci incontravamo nelle sedi dell’Opco in Sicilia». Ma Piero Amara smentisce di aver partecipato a incontri dei vertici. «C’erano persone che ne facevano parte perché condividevano un ideale, c’era poi un gruppo di ristretto di soggetti la cui attività era criminale», prosegue l’avvocato parlando di favoritismi, senza entrando nello specifico. E conferma che quando avevano dei dubbi inizialmente usavano i «tre tocchi dell’indice sul polso» per “riconoscersi”. A proposito del pm Paolo Storari, l’avvocato Piero Amara spiega che «in questa vicenda pecca solo di una ingenuità cosmica rispetto a quello che è successo, per non qualificarlo altrimenti». Lo definisce «una persona certamente perbene», motivo per il quale la sua ipotesi è che in quel periodo ne abbia «parlato con il dottor Davigo… questo avviene nell’aprile nel 2020, quindi siamo in piena segretezza istruttoria. Era stato stabilito un percorso che prevedeva ancora diversi interrogatori. Se lo avesse fatto un avvocato, sarebbe in carcere probabilmente». L’aspetto strano che evidenzia Storari è che il suo percorso nell’aprile 2020 non era finito, quindi i verbali sulla Loggia Ungheria sono usciti quando ancora non aveva reso tutte le dichiarazioni.
PIERO AMARA E LO SCONTRO A DISTANZA CON LUCA LOTTI
Nel frattempo arriva la smentita di Luca Lotti, che prende le distanze dalle dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara a Piazzapulita. «Le dichiarazioni sul mio conto rilasciate stasera dall’avvocato Piero Amara a Piazzapulita su La7 sono false e prive di fondamento. Non conosco le circostanze descritte, ho incontrato Amara in una circostanza assolutamente occasionale, già nota e in presenza di decine di persone. E soprattutto non ho mai ricevuto file da lui. Di fronte a tali invenzioni diffamatorie mi riservo di valutare un’azione di querela». Ma Piero Amara non si tira indietro e rilancia: «Non solo confermo quello che ho detto. L’ho incontrato più volte. Esisteva una forma di comunicazione con il dottor Lotti alla Presidenza del Consiglio. Devo fare un distinguo tra Lotti e Renzi. Con Lotti, a parte la conoscenza diretta, il sistema di comunicazione era mediato da Andrea Bacci, un imprenditore fiorentino, poi fu anche costruito un rapporto economico, quando c’erano problemi di finanziamento della Leopolda, per cui si aiutò una società che ricevette dei bonifici, è possibile che sia stato fatto per beneficienza, ma potrebbero esserci stati accordi di natura diversa». Ma ha smentito di aver finanziato lui: «Il rapporto in quel momento era così granitico che quando vi fu un problema di finanziamenti, non so se al partito o a Lotti-Bacci, io d’accordo con loro e con altri soggetti, abbiamo finanziato una società. Questo ha prodotto dei vantaggi, perché aprimmo una società che chiuse un accordo che senza il loro appoggio non sarebbe mai stato chiuso». Ma Piero Amara, sollecitato riguardo l’esistenza della Loggia Ungheria, ha spiegato che «si aspettava degli aiuti importanti a processo, in Corte d’Appello e magari in Cassazione. Non solo mi ero rivolto ai vertici appartenenti a questa associazione ma erano state date delle garanzie».