Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio dopo la lunga parentesi in qualità di segretario del CDM sotto i due governi Craxi, ha parlato con Repubblica dell’attuale situazione in Medio Oriente, partendo però dalla figura di Yasser Arafat, ex presidente palestinese in carica durante i difficili negoziati per l’accordo di Oslo. Una figura, ricorda, certamente enigmatica, ma anche “di buona volontà”, almeno per la questione israelo-palestinese, ma “certo non privo di ambiguità”.



Ambiguità, spiega Amato, che si fecero evidenti soprattutto sul caso della Achille Lauro, la nave italiana che nell’ottobre del 1985 fu sequestrata da un gruppo terroristico palestinese e che originò un (quasi) incidente diplomatico con gli USA. In quell’occasione, “Craxi fu ingannato da Arafat: aveva chiesto un mediatore e gli mise a disposizione Abu Abbas, che in realtà era il regista dell’operazione”. Lo stesso Abbas, ricorda Amato, che fu anche al centro dell’incidente con gli USA, che nella famose notte a Sigonella tentarono di ottenere il fermo del terrorista. Craxi, però, gli permise di allontanarsi dall’Italia, perché “non vi erano prove sufficienti“. Tuttavia, fortunatamente “con gli americani il litigio si sarebbe risolto rapidamente”.



Giuliano Amato: “Netanyahu ha infranto il sogno dei Due Stati”

Passando poi a parlare dell’attuale conflitto in Medio Oriente, Amato sottolinea che “quando nacque lo Stato di Israele fu fatta giustizia di una storia plurimillenaria”, motivo per cui “ha ragione davanti a un’aggressione che vuole negare il suo diritto di esistere. E ha il diritto-dovere di reagire eliminando Hamas“. Nonostante questo, però, per l’ex presidente la domanda principale è come si è arrivati a questo punto dopo gli accordi di Oslo, dei quali parla come del “momento più alto” della storia israelo-palestinese.



Amato, infatti, ricorda che all’epoca si Arafat che Rabin, ex presidente di Israele, nutrivano una ferma volontà di concludere il conflitto, optando per la soluzione dei Due Stati. Tutte circostanze, queste, che sono “venute meno con il governo di Benjamin Netanyahu“, al quale si deve la riduzione delle “possibilità concrete che nascesse lo Stato palestinese”. Fu l’attuale presidente israeliano, accusa ancora Amato, a mangiare “via via un numero crescente di insediamenti in Cisgiordania, il territorio che gli accordi di Oslo avevano destinato ai palestinesi”. Netanyahu, inoltre, “non ha fatto nulla per impedire che Hamas venisse finanziato dal Qatar, con l’effetto di indebolire l’Autorità Nazionale Palestinese“, mentre “i coloni e i militari israeliani [manifestavano] un atteggiamento punitivo nei confronti della popolazione palestinese”.

Amato: “Israele si impegni per evitare di uccidere civili”

Analizzando, infine, l’ondata di antisemitismo che si registra sempre più in tutto il mondo, Amato sottolinea che “è come se si fosse rotta una diga e ora veniamo sommersi dall’acqua fangosa che non si ferma”, mentre a sua avviso contro questo “sentimento odioso”, la soluzione potrebbe essere “la convivenza delle varie religioni a Gerusalemme“, ragione per cui Israele “dovrà trovare la forza di raggiungerla”.

E parlando degli errori che Israele sta commettendo, Amato spiega che, pur non potendosi “contestare il dovere di distruggere Hamas”, dovrebbe quantomeno chiedersi “come farlo in una striscia di terra dove è provata la commistione tra scuole, ospedali e rifugi dei terroristi”. Ragiona, infatti, che “forse i bombardamenti che precedono l’arrivo delle truppe israeliane servono a tutelare la vita dei soldati. Sulla spinta di un dovere etico”, di chiede Amato in chisura, “non si potrebbero adottare tecniche più arrischiate per i militari e meno pericolose per i bambini che vivono lì?”.