“ARMARE KIEV NON È CONTRO LA COSTITUZIONE”: PARLA GIULIANO AMATO
Intervenuto al Festival dell’Economia di Torino, il Presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato ha difeso la scelta del Governo Draghi di inviare armi e aiuti all’Ucraina, non solo da un punto di vista politico ma anche strettamente giuridico.
«Per l’articolo 11 l’Italia ripudia la guerra come mezzo per risolvere le controversie, ma non ripudia la guerra in assoluto. La Costituzione prevede il sacro dovere di difendere la patria. E poi ci sono i vincoli assunti in sede europea e internazionale: il dovere alla solidarietà verso i membri dell’Unione europea aggrediti da altri e la clausola di solidarietà tra i Paesi membri della Nato», ha spiegato l’ex Premier intervistato dal direttore de “La Stampa” Massimo Giannini. L’obbligo di difesa, sottolinea ancora Amato, scatta anche se l’Ucraina non è Paese Ue e nemmeno Nato: «La carta delle Nazioni Unite – sottolinea Amato – prevede l’obbligo di intervenire a fianco di Paesi aggrediti in attesa che l’Onu agisca, cosa che non accade mai, non essendosi dotato di una propria forza militare». La norma è poco chiara, ammette Giuliano Amato, visto che si prevede una sorta di transitorietà dell’autodifesa, anche assistita, in attesa di un intervento dell’Onu: per questi motivi, il n.1 della Consulta spiega di volersi attenere ai principi della Costituzione italiana e perciò «La solidarietà, valore fondamentale della Repubblica, il rispetto per la dignità della persona, l’uguaglianza, valgono solo nei nostri confronti? Il confine della solidarietà umana dev’essere segnato dai trattati o dalla coscienza?».
AMATO: “ORA SERVE TORNARE AL 1992 CON UN PATTO…”
Non solo guerra in senso stretto, l’intervento di Amato al Festival di Torino coglie da vicino anche il subbuglio tanto nel mondo politico quanto in quello sindacale e del lavoro: le multiple crisi economico-sociali derivanti dal terribile combinato disposto di Covid e guerra sono di difficile lettura, figuriamoci delle soluzioni.
E così allora secondo il Presidente Amato occorre fare tutti un passo avanti: anzi, un passo avanti che guarda al recente passato targato proprio Giuliano Amato. «Se fotografo l’Italia di oggi i sindacati ci sono ancora, una loro forza rappresentativa continuano ad averla o almeno ad averla riconosciuta. Ci sono le parti datoriali. Non vedo alcuna difficoltà perché raggiungano un accordo o cerchino di farlo». Così Amato ha provato a rispondere alla domanda se esistano ad oggi condizioni per un maxi patto sociale come quello del Governo Amato nel 1992-1993: «Le parti sociali da sole non ce le fanno? Vuol dire che ci sarà un terzo giocatore attorno al tavolo, non io perché sono da un’altra parte».