La democrazia è a rischio in Italia per Giuliano Amato, preoccupato dalla destra populista e dalla mancanza di un’opposizione in grado di contenerla. Il presidente emerito della Corte costituzionale in un’intervista a Repubblica avverte: «Le democrazie possono finire senza tanto clamore, come è già successo anche di recente in Europa. E questa fine ha sempre un inizio». Inoltre, teme per «la somma di fragilità democratiche antiche e recenti che pesa sul nostro paese». Quella di Fratelli d’Italia e Lega non è destra per Amato: «È un’altra cosa, che ha che fare con l’ideologia dell’ostilità e del rancore. Ed è ancora più complicato sradicarla». Se la destra di Reagan e Thatcher stava con i ricchi perché così gli ultimi avrebbero tratto benefici dalla mano libera lasciata ai grandi imprenditori, questa destra radicale parla in nome del popolo, essendo scaturita dalla crisi economica e sociale creata dalla destra liberista. «L’ideologia del trickle down ha aumentato le diseguaglianze e non ha certo fermato la povertà, ridotta sul piano globale ma accresciuta nei paesi più sviluppati». Da qui, evidenzia Amato, è nata la nuova destra populista, anti-establishment. «Sulla scena mondiale Trump ne è forse l’espressione maggiore, ma in Italia Giorgia Meloni è stata capace di mettere a punto un metodo politico non meno efficace perché capace di raccogliere scontentezze di varia natura: i perdenti di una battaglia lontana, i nostalgici di un fascismo che non c’è più, e i perdenti di oggi, quell’enorme prateria del rancore alimentato dal disagio economico e sociale, oltre che dall’insofferenza per i nuovi diritti».
L’ex premier ricorda a Repubblica anche «la lista dei nemici» fatta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni ad Atreju: «Quelli con il reddito di cittadinanza, perché io posso pure guadagnare poco perché non sono un professionista, ma non è giusto che tu che non fai nulla percepisca più di me. Così come mi risulta intollerabile che un migrante occupi abusivamente una casa popolare o un carcerato venga messo in libertà solo perché obeso e in cella non può essere curato: questi sono delinquenti, devono marcire in galera! E gli omosessuali? Tutta questa confusione tra due mamme, due papà, i figli arcobaleno fatti nascere nei modi più strani: e i valori tradizionali che reggono le nostre vite? Ecco, agli occhi degli elettori della destra populista questi da me elencati sono tutti esempi insopportabili di trasgressione», spiega Amato.
AMATO SUI RISCHI PER LA DEMOCRAZIA ITALIANA
Accade, quindi, che i nuovi diritti stentano ad essere riconosciuti e chi li difende viene guardato con ostilità. «L’abbiamo visto in Ungheria e in Polonia: le prime ad essere messe nella lista nera sono state le Corti europee, poi le Corti nazionali. Perché se queste appaiono come nemiche della collettività, una politica che protegge il popolo e i suoi valori è autorizzata a sottometterle alla volontà del governo», spiega Giuliano Amato a Repubblica. Secondo il giurista, può succedere anche da noi. «Non c’è nulla che lo impedisca. Da noi ora è ritenuto inconcepibile, ma potrebbe accadere. Se accadesse, dovrebbe uscirne un procedimento per attentato alla Costituzione, il reato più grave che esista, ma un governo che arriva a fermare una sentenza della Corte Costituzionale si sente abbastanza forte: sa che può farlo senza suscitare le rivolte di piazza. Questo segnerebbe un cambiamento profondo, la fine della democrazia. Ma quella fine ha sempre un inizio».
L’ex premier nell’intervista parla anche degli attacchi ai magistrati, non solo costituzionali. Il problema per Amato è che questa destra «fa fatica a riconoscersi in alcune interpretazioni evolutive, quelle che garantiscono i nuovi diritti». Inoltre, è contrario alla riforma sul premierato. «A tutte le obiezioni che abbiamo già formulato, potrei aggiungere che si tratta di una vera frode per gli elettori». Questo perché, a differenza di questo sostiene la Meloni, secondo cui il premierato elettivo metterà fine ai ricatti dei partiti perché gli elettori decideranno la formazione del governo, questa riforma «consente ai partiti il massimo potere di ricatto perché il premier eletto dagli elettori ricava solo l’incarico e prima di avere la fiducia del Parlamento deve aver nominato i ministri». Di conseguenza, «saranno i partiti a mercanteggiare ministeri e posti di comando: o mi dai gli Interni o ti scordi la fiducia. Suppongo che questo marchingegno privo di coerenza sia stato imposto da Salvini, ovvero dal secondo partito, perché contraddice quanto detto dalla presidente».
“ITALIA, STORIA DI UNA DEMOCRAZIA FRAGILE”
Non solo non è capace di governare, ma la destra populista per Giuliano Amato non è neppure in grado di dare risposte reali e concrete. «Il bravo Giorgetti è la figura tragica di questa contraddizione: la storia del voto contrario al Mes l’ha vissuta in questa chiave». Per l’ex premier non c’è possibilità che questa destra diventi più moderata. Per farlo dovrebbe tagliare le radici fasciste e abbandonare l’ossessione del nemico e dei toni bellicosi. L’opposizione dal canto suo deve cambiare se stessa, solo così può mettere in difficoltà l’avversario politico. «Non è facile combattere un avversario politico al quale, per dire di sì agli scontenti, basta stare in Tv o sui social. Per creare una società migliore devi convincere anche a rinunce e per farlo devi andare tra la gente, discutere, farti valere. Lo fa il Pd?». Per Amato è anche una questione di linguaggio e di valori tradizionali da riconquistare per avvicinare anche il centro. «È vero che sono i valori che Putin accusa le società occidentali di aver ripudiato, ma – siamo onesti! – le lucciole scomparse di Pasolini erano in parte quei valori, cancellati secondo lui dall’individualismo sfrenato promosso dai consumi. Vogliamo tornare a cercare un punto di incontro?».
Tornando alle fragilità della democrazia italiana, Amato spiega che sono dovute al fatto che la nostra è immatura a causa della nostra storia. Il riferimento dell’ex premier non è solo al fascismo, ma anche al dopoguerra. «Quando poi il sistema politico italiano è imploso con Tangentopoli, in molti hanno dato la colpa alla procura di Milano, accusata di aver forzato la mano. Può darsi. Ma già allora io sostenevo che l’albero abbattuto da Mani Pulite aveva le radici fradice. E quindi è bastato toccarlo per farlo cadere. Al di sotto c’era solo terriccio da cui sono emerse figure di serie B, poi promosse in A, ma non è la politica di una liberaldemocrazia quella che ne esce fuori». Pesa anche il fatto di non avere una destra conservatrice. A tal proposito, Amato ritiene che né Silvio Berlusconi né Gianfranco Fini sono riusciti a costruirla.