LA DIFESA DI AMATO: “OBBLIGO A RISPETTARE PARLAMENTO SU ERGASTOLO”
Dopo le forti polemiche scaturite contro la Corte Costituzionale per l’extra time concesso al Parlamento in merito alla legge sull’ergastolo ostativo, il Presidente della Consulta Giuliano Amato torna sull’argomento ed esprime la “difesa d’ufficio” per tutta la Corte: «Comprendo le reazioni e i punti di vista di tutti ma alle Corti tocca essere equilibrate».
Intervistato dal “Corriere della Sera”, l’ex Premier Amato spiega perché ha concesso ulteriori 6 mesi al Parlamento per approvare la riforma “indotta” dalla sentenza del 15 aprile 2021: il 1 aprile scorso, il nuovo testo di legge – prodotto proprio facendo riferimento alle indicazioni della Consulta che avevano bocciato la norma dell’ordinamento penitenziario che non consente ad un detenuto di ottenere la liberazione condizionale se non collabora con la giustizia – è stato approvato dalla Corte e presentato al Senato che però, lo scorso 10 maggio, ha chiesto più tempo per decidere per problematiche di fitto calendario parlamentare. «Qui si tratta di bilanciare da un lato la tutela dei diritti delle persone in relazione ai presupposti per chiedere l’accesso ai benefici penitenziari», spiega ancora il Presidente Amato, «dall’altro le particolari ragioni di sicurezza che la legislazione italiana ha sempre riconosciuto in materia di mafia».
GIULIANO AMATO: “COSA FAREMO SENZA RIFORMA L’8 NOVEMBRE”
Appuntamento rinviato dunque all’8 novembre 2022, giorno in cui scadrà la “concessione” data dalla Consulta al Parlamento: «Quando a novembre la Corte si troverà a decidere, non più in mia presenza, valuterà la situazione e in assenza di una riforma affronterà il problema se sancire l’incostituzionalità introducendo un vuoto legislativo che ora abbiamo voluto evitare. A quel punto spetterebbe al Parlamento colmarlo successivamente».
Negli scorsi giorni, dopo la decisione presa dalla Corte Costituzionale, diverse polemiche si sono sollevate contro la Corte causata di non rispettare le attese e i diritti dei detenuti. Qui Amato sempre al “CorSera” replica a distanza: «La Corte s’è preoccupata più di chiunque altro di evitare che i condannati per reati di mafia subiscano vessazioni irragionevoli, è intervenuta su diversi aspetti del “41 bis”, il cosiddetto “carcere duro”, e abbiamo già dichiarato incostituzionale il diniego automatico dei permessi ai condannati che non hanno collaborato». Infine, sempre in merito all’ergastolo ostativo e alla libertà condizionale, Amato aggiunge «Nel caso della liberazione condizionale, invece, spetta al Parlamento stabilire se e come regolarla, tenendo conto della maggiore severità che caratterizza la disciplina dei reati di mafia». Amato sottolinea poi un elemento non secondario nei rapporti tra Corte e politica: «C’è un problema di rispetto del legislatore, e noi non siamo la maestrina del Parlamento. Non diamo ordini, rivolgiamo inviti e non potremmo fare altrimenti. Se in un anno il Parlamento non si mostra in grado di affrontare una questione, com’è avvenuto per il suicidio assistito o il doppio cognome, io posso prendere la mia decisione senza tradire la leale collaborazione. Ma far valere una scadenza e non dare peso ai lavori in corso, soprattutto su questioni complesse, indebolirebbe la mia stessa credibilità rispetto alla leale collaborazione». Nel caso dell’ergastolo ostativo, conclude il Presidente della Corte Costituzionale, la politica si è comunque dimostrata i grado di prendere decisioni nel merito: «la Camera ha approvato una riforma che il Senato ha già inserito nel suo ordine del giorno, con la richiesta di attendere il voto finale. Non potevamo non tenerne conto».