GIULIANO AMATO: “RIDURRE LE PRODUZIONI AGRICOLE PER IL CLIMA”

«Serve una grande alleanza europea per il clima»: il titolo della doppia paginata di intervista al presidente emerito della Corte Costituzionale, l’ex Premier Giuliano Amato, vede dominare la proposta volta a scardinare il “surriscaldamento globale” nel momento in cui tiene banco a livello Ue l’emergenza ambientale. Schierandosi nettamente a favore del monito di Mattarella contro i presunti “negazionisti climatici”, Amato invoca un’alleanza europea per la “sopravvivenza”. Il tono è quello del dramma esistenziale e sociale, con l’avvertenza di dover intervenire subito attuando cambi “radicali” e ricette “choc”.



«La battaglia contro le palle da tennis che ci piovono in testa, e che sono in realtà palle di grandine mai viste, non è né di destra né di sinistra, ma una comune lotta per la sopravvivenza. Davanti al terrorismo del clima serve una voce politica concorde, così come solo nella concordia riuscimmo a sconfiggere il terrorismo politico cinquant’anni fa», sottolinea Giuliano Amato di ritorno dalla conferenza della commissione internazionale sulla Global Rule of Law da lui presieduta. Secondo il giudice emerito della Consulta – in netta contrapposizione con quanto ad esempio da poco evidenziato dalla FAO – serve per l’Europa quanto per l’Italia una politica che si adoperi a convincere le persone «che è meglio rinunciare a qualche produzione agricola piuttosto che perdere completamente la terra».



LA ‘RICETTA’ ULTRA GREEN DEL PRESIDENTE EMERITO DELLA CONSULTA: “CAMBIARE CASE, ABITUDINI, AUTO E…”

Ma è proprio in quella richiesta di “coercizione” atta a “cambiare le abitudini” delle persone che risiede tutta la pericolosità di un eccesso del “eco-allarmismo” appoggiato da Amato e dai vertici Ue-ONU: «In un Paese esposto al cambiamento climatico come il nostro, non c’è più tempo per una transizione ecologica graduale», sentenzia l’ex Presidente del Consiglio dalle convinzioni e tradizioni socialdemocratiche. Ancora più surreale il paragone offerto da Amato nel prosieguo dell’intervista su “La Repubblica”: «Davanti al terrorismo del clima serve una voce politica concorde, così come solo nella concordia riuscimmo a sconfiggere il terrorismo politico cinquant’anni fa», come se le due stagioni possano realmente convivere negli effetti e nelle cause.



Il tema è poi anche l’origine di tale allarmismo, ovvero le teorie del cambiamento climatico che non tutta la scienza arriva a prendere serenamente come “verità assolute”: eppure Amato, e con lui tanti altri, sembrano accettare all’origine tale tesi tanto da introdurre al più presto “cambiamenti radicali” per modificare le abitudini e “salvare la Terra”. Lo dice senza mezzi termini il presidente emerito della Consulta: «Più del negazionismo mi preoccupa la rimozione dovuta a opportunismo politico. La transizione ecologica comporta un cambiamento radicale nelle abitudini, nelle case che abitiamo, nelle automobili con cui ci muoviamo, nelle pratiche agricole, nei metodi di allevamento e pesca. Questo suscita la protesta immediata di chi vede lesi i propri interessi. E la destra tende a farsene istintivamente paladina». Cambiare le abitudini, vietare usi e modalità di vita delle persone, il tutto in nome di un’idea genuina che rischia, se estremizzata, di divenire ideologia.