STRAGE DI USTICA, LA CLAMOROSA “VIRATA” DI GIULIANO AMATO: “NON HO NUOVI ELEMENTI”
Dopo aver aperto potenzialmente un caso diplomatico tra Italia e Francia per le dichiarazioni sulla strage di Ustica, l’ex Premier Giuliano Amato scrive a “La Verità” e in parte ritratta quanto sottolineato solo due giorni fa con l’intervista-bomba a “La Repubblica”. «Io ho solo rimesso sul tavolo un’ipotesi già fortemente ritenuta credibile, non perché avessi nuovi elementi, ma per sollecitare chi li ha a parlare, a dire la verità. Non altro», afferma l’ex Presidente della Corte Costituzionale.
Dopo che la Premier Meloni aveva richiesto ad Amato le prove tangibili per accuse gravi come quelle riportate nell’intervista a “Rep”, ecco dunque il secondo clamoroso colpo di scena: riassumendo, secondo quanto rivelato sabato da Amato, la strage aerea a Ustica con lo schianto del volo Dc9 Itavia il 27 giugno 1980 sarebbe stata scatenata non da una bomba a bordo ma da un missile francese di un jet scattato per per colpire l’aereo sul quale volava Gheddafi, il quale però «sarebbe sfuggito alla trappola perché avvertito da Craxi. Adesso l’Eliseo può lavare l’onta che pesa su Parigi». Oggi però, nella lettera scritta al quotidiano “La Verità”, e dopo due giorni di caso Ustica sostanzialmente “riaperto” con botta e risposta tanto dall’Italia quanto dalla Francia, ecco la parziale marcia indietro.
AMATO: “NON RISPONDO DEI TITOLI DI REPUBBLICA. CHI SA PARLI”. INTANTO IL PM…
«Dei titoli con cui un articolo o un’intervista vengono presentati – lei lo sa quanto me – non risponde l’autore», sottolinea Giuliano Amato replicando alle domande inviate dal quotidiano diretto da Maurizio Belpietro dopo il “caos” sulla strage di Ustica. Secondo l’ex vice di Bettino Craxi, quanto raccontato a “Rep” non è «nulla di nuovo. Non era nelle mie possibilità, non era nelle mie intenzioni». Ma allora perché quella intervista e perché in questo momento? Su questo Amato prova a rispondere ma non tutto si chiarisce: «Volevo riportare il tema all’attenzione, sollecitare chi potrebbe convalidare quell’ipotesi a parlare – prosegue il “Dottor Sottile” – Gli anni passano, le famiglie sono lì, convinte che la verità non sia ancora venuta fuori e i testimoni rimasti possono andarsene presto. Come può capitare a me, data la mia età».
In riferimento alle affermazioni dei figli di Bettino Craxi dopo quanto sostenuto da Amato nella sua intervista – in particolare il ruolo di alleato di Gheddafi – l’ex Premier replica, «Purtroppo non ricordo chi mi disse che era stato Craxi a informare Gheddafi anche se il ricordo è rimasto». Ammette che qualche confusione possa esserci stata, infatti sottolinea «Su chi informò Gheddafi è ben possibile che ci sia stata confusione di date fra l’86 e l’80, quando secondo Luigi Zanda (ex portavoce di Cossiga ndr) oggi, furono i servizi. Onestamente non riesco a dire se la confusione l’ho fatta io o se l’ha fatta chi mi parlò di Craxi come informatore di Gheddafi». Di certo “ri-aprire” un caso così come quello di Ustica, ad un anno dalle Europee con la già delicata tensione tra Italia e Francia per le poche simpatie reciproche tra i due Presidenti Meloni e Macron, non sembrerebbe giovare molto all’attuale Governo: eppure su questo Amato non sembra vederci alcuna responsabilità da parte sua, «non avevo nessuna intenzione di creare difficoltà al governo. Perché mai?».
Nel frattempo, dopo le parole clamorose di Amato sul missile francese contro il Dc9, a parlare è il pm che indagò sulla strage di Ustica tra il 1990 e il 2022 quando era di stanza alla Procura di Roma: per il giudice Giovanni Salvi – come riportato da “Fanpage” – quella detta da Amato «è stata una delle ipotesi maggiormente esaminate per via della presenza di aerei francesi, ma credo che le prove della effettiva esplosione di un missile siano ancora non certe. Quella che è certa è la presenza di un secondo aereo nei pressi del Dc9 e questo porta a indicare l’ipotesi del missile, ma allora noi non affermammo con certezza tale presenza». Piena collaborazione dalla Francia non c’è mai stata, secondo Salvi, eppure ancora oggi quella ricostruzione fatta da Amato non lo convince appieno.