Fa discutere l’acquisizione della Metro-Goldwyn-Mayer da parte di Amazon. Ma non c’è affatto da stupirsi, perché ha molto senso. Con i cinema chiusi per il lungo lockdown, la gente chiusa in casa ha notevolmente aumentato la richiesta di film e serie da vedere.
Nel frattempo hanno cominciato a interessarsi ai film e alle serie on demand i grandi produttori, sicché si può tranquillamente affermare che il grande cinema di Hollywood si è trasferito a pieno titolo nei canali a pagamento.
Visto il successo planetario di Netflix, anche in questo settore si stanno affollando i contendenti: Apple Tv, Disney+, Hulu, Hotstar, Crackle, Acorn, tv, CBS All Access, e chi più ne ha più ne metta. Tutti ovviamente a caccia di contenuti in grado di catturare abbonati. Figuriamoci se l’instancabile tycoon Bezos si faceva mancare questo mercato.
Dopo aver creato Amazon Music e Amazon Video, servizi in streaming gratuiti per gli abbonati Prime, si è impegnato nella ricerca di cataloghi, anche perché – forse per mancanza di esperienza – non è ancora riuscito a brillare particolarmente con le produzioni originali. L’acquisto di MGM gli porta in dote un ricco giacimento di oltre 4-000 titoli che vanno dalla serie di James Bond a Thelma & Louise, da RoboCop alla Pantera Rosa, da Basic Instinct al Silenzio degli innocenti, giusto per citarne alcuni. Per non parlare delle migliaia di episodi di serie tv.
Tutti contenuti in grado di accontentare i più diversi palati e quindi di fidelizzare ulteriormente gli abbonati Prime, che costituiscono una notevole e costante fonte di cash. Perché è proprio grazie a questa gigantesca liquidità che Bezos può piazzare i colpi che vuole quando vuole. Per MGM ha sborsato il 40% in più delle altre offerte del mercato, spendendo 8,45 miliardi di dollari: poco più del 10% del suo gruzzolo liquido, mentre la sua capitalizzazione è vicina ai 1.700 miliardi di dollari. In fondo ha speso meno dei 13,4 miliardi investiti in Whole Food, la catena di negozi reali, acquisizione che ha dimostrato l’efficacia di un approccio integrato, per nulla limitato al solo on-line.
Come una gigantesca piovra, i tentacoli di Jeff si stanno allungando sulla sanità, sulle assicurazioni, sui videogiochi, sulle farmacie, in tutti i mercati in cui si può trarre profitto dall’integrazione tra virtuale e reale. Mentre Elon Musk punta su Marte, Bezos mira alla Luna, vendendo già ora, mettendoli all’asta, i biglietti per la sua navicella turistica New Shepard, che al momento hanno raggiunto la modica cifra di 3 milioni di dollari per un posto.
Il risvolto di tutta questa faccenda è però uno stravolgimento del mercato: intere filiere produttive e distributive hanno dovuto chiudere o farsi comprare, mentre Amazon da tempo ha cominciato a produrre e vendere a costi inferiori molti prodotti già distribuiti, secondo il principio della marca privata. È oramai un monopolista consolidato che non limitandosi al controllo delle merci spazia ora nel controllo dei contenuti, come già fanno Google, Facebook e altri social media. Con grande preoccupazioni delle autorità Antitrust di tutto il mondo.
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