Amazon batte Unione europea. Il celebre gruppo ha avuto la meglio in tribunale nel braccio di ferro fiscale relativo alle imposte concordate con il Lussemburgo. Come evidenziato da Repubblica, la vicenda si rifà al tax ruling, ossia alla prassi per cui grandi aziende e autorità fiscali si mettono d’accordo preventivamente sul livello di prelievo, risalente a venti anni fa, al 2003.
In base a quell’accordo, il Lussemburgo accettava la proposta di Amazon relativa al trattamento di due società “figlie” stabilite nel Paese ai fini dell’imposta sulle società. Ma per la Commissione europea quell’accordo rappresentava un illegittimo aiuto di Stato contrario alle norme previste da Bruxelles. Da qui, nel 2017, l’inizio della sfida in tribunale.
Amazon vince il braccio di ferro con l’Ue
Secondo quanto affermato dalla Commissione europea, Amazon attraverso un meccanismo di versamenti di royalty tra le due società controllate avrebbe “diminuito in modo artificioso la base imponibile della prima società figlia e, in fin dei conti, quella del gruppo Amazon in Lussemburgo e in Europa”. Il colosso dell’e-commerce e il Lussemburgo hanno contestato la deduzione alla Corte Ue, che nel 2021 ha giudicato non sufficienti le prove presentate dalla Commissione. Bruxelles ha impugnato la sentenza, ma ieri è arrivata la nuova sconfitta in tribunale: la Corte di Giustizia ha infatti respinto l’impugnazione, dando così ragione ad Amazon e al Lussembrgo. I giudici hanno posto l’accento sugli errori commessi dal tribunale nel maturare la sentenza, confermando comunque il giudizio “dal momento che la decisione della Commissione doveva, in ogni caso, essere annullata a causa di tale errata determinazione del sistema di riferimento anziché per i motivi esposti dal Tribunale”.