L’Amazzonia, il cosiddetto polmone verde del mondo, è assediato da qualche anno dalla droga. I cocaleros, come riassunto da Il Sole 24 Ore, puntano infatti al disboscamento della selva per rendere i campi adatti alla coltivazione delle piante di cocaina. La zona rappresenta un punto di partenza fruttuoso per il mercato nero, con canali che vengono sommersi dalla malavita globale. Non bastavano dunque le multinazionali e gli allevamenti intensivi, adesso anche le sostanze stupefacenti.



I popoli indigeni, che vivono immersi alla natura insieme agli animali, per questo motivo non ci stanno. “Sui nostri territori, circa 8 milioni di ettari, le minacce vengono dai signori del petrolio, dal taglio illegale delle foreste e dalle piantagioni di coca, lungo il corridoio Bolivia, Brasile, Colombia. I signori della droga entrano nella nostra terra, deforestano, minacciano e uccidono”, raccontano i rappresentanti del Consiglio Shipibo Conibo Xetebo. È per questo motivo che chiedono aiuto. “Dopo la pandemia, poi, il consumo di droga è aumentato in Europa e America. Spesso la polizia non può intervenire, le azioni del governo sono state deboli”.



Amazzonia, il polmone del mondo assediato dalla droga: l’appello degli indigeni

L’importanza di preservare l’Amazzonia dalla droga e dalle altre minacce è immensa: il polmone verde del mondo è più unico che raro, dato ciò che sta accadendo nel resto del mondo con l’inquinamento. Non tutti però sembrano accorgersene. “Il vero punto per noi è riuscire a farci riconoscere il diritto all’auto-determinazione”, affermano i rappresentanti degli indigeni. “Il narcotraffico sta mangiando la nostra terra. Noi vogliamo che vengano riconosciuti i nostri diritti ma anche i diritti della Natura”.



Un obiettivo che dovrebbe essere comune in tutto il mondo. “Il punto è cosa succederà tra 50 anni. Abbiamo dei piani educativi e ci stiamo preparando alle prossime pandemie. Ci sono delle difficoltà economiche e politiche che riguardano non solo noi ma l’umanità intera. Per questo ci interessa essere riconosciuti a livello internazionale, come comunità, per portare la nostra visione intra-generazionale”, concludono.