Un disboscamento record nonostante le promesse di Lula. Il nuovo presidente del Brasile, nel momento dell’insediamento, era stato chiaro: l’Amazzonia sarebbe stata una delle priorità. Eppure, nonostante i progetti della vigilia, la foresta continua a bruciare. Il mondo non si gira dall’altra parte e continua a mandare aiuti in Brasile, a partire dagli Stati Uniti con Biden che ha annunciato una donazione di 500 milioni di dollari al Fondo Amazzonia, il meccanismo di aiuti internazionali istituito 20 anni da Norvegia e Germania.
Dopo la sospensione forzata durante il governo di Jair Bolsonaro, che negava il tragico destino dell’Amazzonia, ora l’attenzione torna alta. Il futuro della foresta tropicale più grande del Pianeta sta a cuore all’Occidente: è infatti un sito fondamentale per combattere il riscaldamento globale. Gli aiuti degli altri Stati, però, non bastano: Lula, infatti, non sta rispettando le promesse. Il disboscamento prosegue, anzi, aumenta.
Aumenta il disboscamento: i dati
Lula da Silva, prima dell’insediamento di inizio anno aveva promesso un cambio di rotta totale rispetto al negazionismo di Bolsonaro, che aveva sempre negato l’importanza ambientale della foresta: per lui si trattava solamente di un’enorme risorsa da sfruttare economicamente e non di un patrimonio da proteggere. Nonostante l’impegno del presidente, però, la deforestazione prosegue e i risultati sono pessimi.
Nei primi tre mesi dell’anno, ossia nel primo trimestre del nuovo governo, il disboscamento è cresciuto invece che diminuire, come invece aveva promesso proprio il presidente brasiliano. Nel mese di marzo addirittura il valore è triplicato rispetto all’anno precedente. Come emerso dai rilevamenti satellitari, sono 870 i chilometri quadrati di foresta distrutta, il triplo rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, spiega La Stampa.